Sicurezza e risorse energetiche: i punti su cui il nuovo variegato governo libanese muoverà i primi passi. Dopo un anno di stallo che ha destabilizzato ulteriormente il Paese dei Cedri, già alle prese con il contagio della guerra civile siriana, sabato è nato il nuovo esecutivo di larghe intese. Dentro, ci sono tutti. Ma soprattutto diatribe difficili da mettere a tacere. Il voto definitivo è arrivato dopo giorni di veti incrociati: l’ampia coalizione sarà formata dall’intero spettro politico, per evitare un governo tecnico, possibilità scartata dal presidente Suleiman. Superato lo scoglio degli Interni: l’ha spuntata Ashraf Rifi, nonostante la dura opposizione di Hezbollah, che aveva posto il veto sulla sua nomina perché troppo vicino all’Arabia Saudita e alle fazioni anti-Assad.
Ventiquattro ministeri con il centrista Salam come premier (nella foto reuters): 9 ai sunniti del 14 marzo – il Movimento per il Futuro di Saad Hariri – che si accaparra i fondamentali dicasteri di Interni, Economia e Giustizia, oltre a Telecomunicazioni, Lavoro, Turismo, Informazione; 6 alla coalizione avversaria dell’8 marzo – Movimento Patriottico Libero di Gibran Bassil – che ottiene Esteri, Finanze, Lavoro e Trasporti, Energia, Cultura, Educazione; 2 ministeri a Hezbollah, tra cui l’Industria; e 7 dicasteri ai vari partiti di centro (Difesa, Salute, Agricoltura, Ambiente, Rifugiati, Affari Sociali, Sport). Una distribuzione che ha già scatenato proteste: Hezbollah e «8 Marzo» criticano la decisione di affidare la Giustizia al «14 Marzo», da tempo intenzionato a fare del Tribunale Speciale per il Libano lo strumento per condannare gli assassini di Hariri, mentre si apre già la discussione sull’adozione della dichiarazione ministeriale di Baadba che stabilisce la neutralità del Libano nei conflitti regionali. Difficile da mandare giù per Hezbollah, impegnato da tempo a fianco del regime siriano di Assad. Ieri il leader del Partito di Dio, Nasrallah, ha chiarito la propria posizione. Hezbollah è pronto a ritirarsi dalla Siria ad una condizione: che tutti gli altri Paesi arabi coinvolti si facciano da parte e «interrompano il conflitto in Siria». Altrimenti, è guerra: «Resteremo in Siria e vinceremo la battaglia. Se i takfiri (gli estremisti sunniti, ndr) prendono il controllo della Siria, sarà guerra su tutti i fronti. E se trionferanno, mi chiedo se ci sarà spazio in Libano per il Movimento del Futuro. Il Libano è nel mirino dei takfiri e prima o poi arriveranno a prescindere dal nostro coinvolgimento in Siria». A fare da contraltare a Nasrallah, subito le dichiarazioni del Movimento 14 marzo, che considera la dichiarazione di Baadba intoccabile e necessaria a evitare un ulteriore inasprimento dei settarismi interni, dopo gli attentati che hanno insanguinato il Libano nelle ultime settimane.
La sicurezza resta uno dei nodi centrali. Rifi, ex capo dei servizi di sicurezza interna e vicino al «14 Marzo», si è aggiudicato il potente Ministero degli Interni e quindi il potenziale controllo delle attività di Hezbollah che ha definito l’accettazione della sua nomina «il più grande sacrificio». Altro campo di battaglia è l’energia. Da tre anni il Ministero è rimasto saldamente in mano al Movimento Patriottico Libero, che non intende perdere un tale privilegio oggi, in pieno processo di assegnazione delle licenze sulle estrazioni nel giacimento sottomarino di gas naturale. Non solo: mantenere il controllo sul dicastero dell’Energia permetterà la creazione di posti di lavoro, facilmente traducibili in voti alle prossime elezioni.