Nel Movimento 5 Stelle riparte la lotta interna a colpi di provvedimenti disciplinari: sono piccoli richiami all’ordine che rivelano tensioni più profonde. I probiviri hanno sanzionato i parlamentari europei Ignazio Corrao, Rosa D’Amato, Piernicola Pedicini che il 17 aprile avevano espresso un voto in dissenso dal sul pacchetto di aiuti dell’Ue, per il fatto che queste misure contenevano anche la possibilità che l’Italia ricorresse al Mes. I tre sono stati sospesi per un mese, mentre la loro collega Eleonora Evi ha ricevuto solo una lettera di richiamo.

La decisione si ripercuote sul faticoso processo di strutturazione del M5S: Corrao è anche uno dei «facilitatori nazionali», fa parte cioè dell’organo collegiale che Luigi Di Maio aveva cucito attorno a sé prima di dimettersi da capo politico. Dovrebbe occuparsi di coordinamento tra gli amministratori locali del M5S, ma la sua delega risulta congelata.

Il provvedimento appare sospetto perché sproporzionato. Il voto dei quattro eletti a Bruxelles era avvenuto su una risoluzione non vincolante e soprattutto su un tema come il Mes che, dopo le proposte di finanziamento del Recovery fund da parte della Commissione, nell’M5S viene considerato depotenziato. Dunque, per molti, si tratta di un messaggio trasversale: il vero obiettivo, secondo queste ricostruzioni, sarebbe Alessandro Di Battista, che da qualche giorno è tornato attivo sui social e che pare intenzionato a competere per la leadership del M5S. Lo dice chiaramente Barbara Lezzi, ex ministra del sud e senatrice in dissenso: «Colpire loro significa isolare Di Battista – sostiene Lezzi – È evidentemente più facile, per i presunti vertici, sedere al tavolo con Franceschini, Boschi e Salvini che confrontarsi con Di Battista. Ed è questo il punto su cui vorrei soffermarmi perché è l’aspetto che più mi preoccupa».

Corrao da settimane ha intrapreso un ciclo di video-chat con gli attivisti e rivendicato più volte che si scelga un vero capo politico al posto del reggente Vito Crimi e che vengano convocati gli Stati generali, rinviati prima per motivi interni e poi a causa della pandemia. Qualche giorno fa, Corrao aveva espresso «totale solidarietà» al leader della Lega Matteo Salvini, dopo che erano uscite le intercettazioni di Luca Palamara che parlava dell’ex ministro dell’Interno. «Che in una chat di magistrati sia consentito dire che un politico ‘va attaccato’ o cose del genere non è in alcun modo accettabile», aveva affermato.

Senza vertici regolarmente eletti, i due «garanti» in passato hanno sbrogliato la situazione. Ma al momento tacciono. Per motivi diversi: Beppe Grillo ha sposato la linea pro-Conte e tanto gli basta per il momento, Davide Casaleggio è in crisi di autorevolezza, impegnato a fronteggiare il disagio crescente che gran parte degli eletti avverte per Rousseau e tutto quello che ruota attorno alla piattaforma.