Sulla sua foto del profilo Twitter già campeggia una foto dello skyline notturno di Barcellona. Era un segreto di Pulcinella: ieri l’ex primo ministro socialista francese Manuel Valls, nato a Barcellona, ha annunciato ufficialmente che correrà per strappare la poltrona ad Ada Colau a maggio. Facendo saltare tutti gli equilibri politici cittadini: piaccia o non piaccia, la candidatura di Valls, un ex primo ministro di un altro paese, in elezioni chiave (amministrative in tutta la Spagna), è una novità importante nella politica europea.

CIUDADANOS lo ha corteggiato per mesi, ma in queste settimane Valls ha tessuto alleanze nella capitale catalana, e deve essersi assicurato abbastanza appoggi da decidere di farsi avanti. Non dei socialisti, però, che da tempo hanno rifiutato di entrare nella «piattaforma» che appoggerà il francese. Certamente, di tutta quella parte della città che vede come fumo negli occhi gli indipendentisti. Questi ultimi, d’altro canto, hanno già affilato le armi: è chiaro che Valls può agglutinare tutto lo sgangherato fronte anti indipendentista (Ciudadanos, che potrebbe valere da solo un quarto dei voti, ma anche Pp, pochi punti da queste parti e che per ora dice che correrà da solo, e certamente qualche socialista smarrito) perché – anche se non lo vogliono ammettere – è un candidato forte, che oltretutto attirerà moltissima attenzione mediatica. Il presidente catalano Torra gli ha già augurato «una sconfitta importante».

Ma se gli anti-indipendentisti si blinderanno dietro il francese, gli indipendentisti – che pure vorrebbero la più alta ed emblematica poltrona cittadina – non faranno fronte comune. Tra Esquerra Republicana e Pdcat, soci del governo catalano, dalla crisi del referendum e soprattutto dopo il carcere per alcuni esponenti politici, non corre buon sangue. Esquerra ha cambiato cavallo in città, e schiererà l’attuale ministro degli esteri catalano Ernest Maragall, fratello dell’ex sindaco socialista ed ex president della Generalitat, il mitico Pasqual, unanimemente riconosciuto come il miglior sindaco di Barcellona (lo fu durante l’epoca d’oro delle olimpiadi del 1992). Il Pdcat aspetta le decisioni di Puigdemont da Bruxelles per scegliere il o la capolista. I socialisti, con cui i Comuni di Colau hanno rotto l’alleanza di governo quando i socialisti appoggiarono il 155 in Catalogna, schiereranno l’ex vicesindaco di Colau, Collboni.

LA POLARIZZAZIONE costerà cara a Colau, non indipendentista ma che Pp, Ciutadanos e Psoe considerano vicino all’indipendentismo. La chiave è capire quanti voti pesa Valls e quanti l’indipendentismo. Se Colau riuscirà a scavarsi uno spazio rivendicando il governo di questi anni e la difesa dell’autodeterminazione senza per forza essere indipendentisti (anche se alcuni suoi assessori lo sono), e evitando che questo tema diventi l’asse principale della discussione sul governo quotidiano di una città grande e complessa come Barcellona, potrà sperare di imporsi sugli avversari.

Altrimenti, il candidato che riceva più voti degli altri vince: solo un’alleanza fra gli sconfitti potrebbe scompigliare le carte. Non a caso la scelta di Maragall è stata ricevuta con sollievo da Colau perché percepito come più dialogante rispetto all’attuale capolista Alfred Bosch. Per il dopo elezioni un’alleanza di sinistra con Esquerra potrebbe essere l’unica strada per mantenere la guida della città se Valls dovesse ottenere un buon risultato.