Onorevole Lorenzo Fioramonti, il governo regge?
Non lo so, ogni giorno ce n’è una nuova. Io credo che questa sia la legislatura in cui si possono fare le scelte coraggiose che in Italia non si fanno da tempo. Se questo governo non dovesse averne il coraggio, un altro governo per me non è un tabù. L’importante è che si prenda coscienza che il mondo è dilaniato da cambiamenti climatici, costanti instabilità, fenomeni globali che mettono a repentaglio la sostenibilità della nostra civiltà. E l’Italia deve fare scelte epocali. Non posso credere che sprechiamo un’occasione che potrebbe non tornare.

Un altro governo non è un tabù, lei dice. Un governo senza Italia viva e con una stampella moderata potrebbe fare questi «cambiamenti coraggiosi»?
Non so quali altre maggioranze siano possibili, e non mi importa. Non faccio il politicante di professione. Chiedo però: questo traccheggio è quello di cui il paese ha bisogno? Il mio è un appello alla maggioranza, a Italia Viva in particolare. Chiedo un passo indietro, magari per farne poi due avanti. Anche al governo chiedo: è questa la leadership visionaria che serve?

Conte non ha una ‘visione’?
Sono sincero: devo ancora capirlo. In questi due anni non l’ho ancora vista. Né un discorso chiaro che dica: dobbiamo cambiare l’Italia nel senso della sostenibilità, della giustizia sociale, dell’economia verde. Ho sentito molti slogan ma la sostanza manca. Bisogna avere il coraggio di fregarsene dei sondaggi, lavorare per il lungo termine.

Il ministro Bonafede oggi è il capodelegazione 5 stelle. Anche lui non è un leader all’altezza?
Il movimento ha di fronte una fase delicata. La leadership non è il punto, la questione centrale sono i valori, la partecipazione e l’organizzazione. Purtroppo il M5s ha smarrito i valori, non ha mai avuto un’organizzazione né una struttura veramente partecipativa. Questo ben al di là dei nomi. Purtroppo mi sono convinto che il M5s è irrecuperabile, irriformabile. Le questioni di fondo non vengono mai affrontate. Mi auguro che scelgano la collocazione politica, facciano chiarezza sul rapporto con un’azienda privata che fin qui è stato troppo opaco.

Un valore è essere di sinistra o di destra, e voi prima eravate al governo con Salvini.
Decidere il perimetro in cui operare è cruciale. I valori originari del M5s sono quelli di una forza progressista, basta guardare il significato delle ’stelle’. Stupisce che questa scelta non sia ancora fatta.

Lei è uscito dal governo e dal M5s per fare un suo gruppo, Eco. A che punto è?
Quello che dice è impreciso. Dopo le dimissioni dal governo, ampiamente annunciate, da membri di spicco del movimento sono stato ricoperto di insulti per aver fatto quello che avevo detto. Di fronte a questi attacchi, dopo dieci giorni ho anche abbandonato il M5s. Da allora, da deputato, ho continuato a porre le stesse questioni che ho posto da ministro. La mia speranza è che a forza di parlarne, questo modo di vedere l’economia la sostenibilità e il benessere al centro di tutto diventi mainstream. Non mi interessa che i parlamentari abbandonino i loro gruppi per venire con me, mi interessa che su questi temi si creino convergenze.

Quindi niente Eco per il futuro?
Eco è una creazione giornalistica. Avevo lanciato l’idea di un’associazione fra società civile e parlamentari, potrebbe chiamarsi Eco o no, per stimolare questo dibattito. Ce ne sono già molte, serve un impegno politico più stringente. Ma era solo una suggestione. Che potrebbe persino realizzarsi.

La possibile crisi di governo nasce sulla prescrizione, una legge votata a suo tempo con Salvini e non con il centrosinistra. O crede che Renzi cerchi visibilità?
Per mia cultura dubito che la rimozione della prescrizione sia una buona soluzione. Il problema è la durata dei processi. La questione formale si può discutere, ma oggi si è arrivati a un punto d’incontro accettabile. Che Iv abbia un atteggiamento strumentale è evidente.

Parteciperà a Roma all’assemblea rosso-verde di Sinistra italiana. È una convergenza?
Dialogo con una gran varietà di attori istituzionali e non. Ho accettato volentieri l’invito di Si, ma di anche altri. È importante evidenziare che l’anima ecologista è imprescindibile da una compagine progressista.

Si immagina in una lista civica nazionale progressista?
In questi anni ho visitato molte città, ho incontrato persone che fanno un lavoro straordinario. Quindi le rispondo di sì. Anzi, c’è bisogno di una realtà politica in grado di cogliere l’azione trasversale che va da sindaci molto capaci che hanno sposato lo sviluppo sostenibile, nuovi modelli di mobilità e produzione dall’agricoltura alla manifattura, fino alla società più impegnata su fronti cruciali, alle azienda più innovative. Abbiamo discusso di plastic tax e sugar tax: in Italia ci sono aziende che stanno cento anni avanti rispetto alla discussione del parlamento, che curano l’economia circolare ben oltre le leggi. Queste persone, anche imprenditori, dimostrano di avere una capacità di visione. Mi auguro che possano contribuire a una proposta politica per il paese. Prima possibile. Non abbiamo molto tempo davanti. Il meglio che il paese ha da offrire deve uscire allo scoperto adesso.