Rock, folk e anarchia: da ormai 30 anni è questa la ricetta della musica dei Levellers, che hanno pubblicato da poco Peace, il loro dodicesimo album in studio, il primo dopo otto anni. La band di Mark Chadwick e compagni – che prende il suo nome dal movimento radicale inglese che nel XVII secolo chiedeva la tolleranza religiosa e il suffragio universale – ha sempre seguito un percorso coerente fatto di irruenza rock alla Clash mischiata con violini più legati a radici folk e alla musica popolare. Il suono dell’album rimanda direttamente ai loro dischi di grande successo degli anni ’90 come Levelling the Land, che li portarono anche a un ruolo da headliner al festival di Glastonbury nel 1994. Anticipato dall’incalzante Food, Roof Family, sui bisogni primari di ogni uomo, Peace contiene undici tracce che raccontano di un mondo in cui è la paura a dominare la comunicazione (Generation Fear), o in cui la solitudine genera odio (Burning Hate Like Fire). «L’album racconta lo stato del mondo e il nostro stato mentale», diceva il bassista Jeremy Cunningham a febbraio. «È il nostro disco con il suono più carico di ansia da molto tempo. È come è il mondo. Noi produciamo solo un riflesso. È un album sull’adesso». E forse è ancora più vero oggi.