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Jogging con il Colosseo sullo sfondo. Visita privata dal papa, incontro informale con Matteo Renzi e poi lezione alla Luiss. Le giornate romane di Mark Zuckeberg sono state intense, ma il giovane autocrate di Facebook le vissute sempre con il sorriso sulle labbra. La parte più entusiasmante, dicono le cronache, è stata la lezione data ai giovani studenti di una università privata. Pubblico in visibilio e Zuckeberg al settimo cielo. Poteva finalmente parlare a un pubblico amico del suo gioiellino, Facebook, una società diventata un master of cyber universe.

Zuckeberg ha elogiato l’Italia, ha elencato i settori di punta sui quali sta investendo tonnellate di dollari. Poi ha rivolto un pensiero per i terremotati e annunciato che la Croce Rossa potrà fare pubblicità sul suo social network per 500mila dollari.

Un piccolo dubbio sul perché un uomo molto riservato, al limite dell’agorofobia abbia deciso di dare così risalto alle sue vacanze romane. Forse la recente paternità ha smussato gli spigoli di una personalità difficile. Oppure, la malizia è d’obbligo quando si scrive di Zuckeberg, per fare pubbliche relazioni in un contesto dove Facebook è sì tanto usata, ma anche non molto amata. Il contesto non è solo quello italiano, bensì quello europeo. Già perché anche Facebook è sotto osservazione dell’Unione europea per alcune spregiudicate operazioni che hanno portato a eludere le tasse. In Italia Facebook ha versato nelle casse dell’erario poco più di 200mila euro, a fronte per entrate di 250 milioni di entrate grazie alla pubblicità. Una cifra irrisoria. Quella cifra la paga una società cooperativa con fatturati di 5, 6 milioni di euro. Più o meno come il bilancio di questa cooperativa. C’è da sospettare che l’imbarazzante tema sia stato discusso tra Zuckeberg e Matteo Renzi. Nel recente passato, il premier italiano è stato il mediatore tra agenzie delle entrate e Apple, suggellando con una storica visita a Napoli l’accordo con Tim Cook.

I decenni passati sono stati anni di vacche grasse per molte imprese globali. Tasse al minimo, agevolazioni fiscali e sospensione della legislazione del lavoro in mo,lti paesi europei. Ma anche spregiudicate operazioni per dirottare i profitti in realtà nazionali dove nessuno avrebbe detto nulla. Un antico signore con la barba diceva che anche nel fisco c’è lotta di classe. E quelle imprese l’hanno combattuta e spesso vinta in nome del libero mercato e la competività, con la attiva complicità del sistema politico. Ma è un «gioco» che è durato troppo. E i « like» verso queste operazioni sono ormai ai minimi storici. Al punto che anche un potente come Zuckeberg ha dovuto farsi fotagrafare mentre corre vicino al Colosseo. Con la speranza di non essere gettato nell’arena per essere fustigato dalla pubblica opinione.