«Così com’è», l’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur non può essere ratificato. Così si sono pronunciati gli europarlamentari, che martedì, in seduta plenaria, hanno adottato, con 345 voti a favore, 295 contrari e 56 astenuti, un emendamento alla relazione dello svedese Jörgen Warborn (Ppe) in cui viene espressa profonda preoccupazione «per la politica ambientale di Jair Bolsonaro, che va contro gli impegni presi nel quadro dell’accordo di Parigi, in particolare per quanto riguarda la lotta al riscaldamento globale e la protezione della biodiversità».

Preoccupazioni decisamente fondate quelle dell’Europarlamento, come pure quelle espresse da Joe Biden durante il dibattito con Trump, quando ha minacciato il Brasile di «conseguenze economiche significative» in caso di mancata protezione dell’Amazzonia.

Non a caso, mentre tra l’1 gennaio e il 3 ottobre gli incendi hanno distrutto più del 26% del Pantanal, un’area quasi uguale alla superficie dell’intero stato di Rio de Janeiro, il ministro dell’Ambiente Ricardo Salles si è accanito su altri biomi, a cominciare da quello delle mangrovie, protette addirittura dal 1577. Dopo 443 anni, ci ha pensato infatti il Consiglio nazionale dell’Ambiente, su richiesta di Salles, a revocare la protezione di aree del litorale brasiliano coperte da mangrovie e dune di sabbia, per fare spazio a speculazioni immobiliari e agli allevamenti di gamberetti (provvedimento a cui, dopo una prima sospensione, ha dato il via libera la giustizia brasiliana).

Norme «inutili», si è giustificato il ministro, fedele al suo proposito di «passar a boiada», l’espressione, divenuta celebre, usata da Salles per indicare l’azzeramento della legislazione ambientale, come, per l’appunto, se ci passasse sopra una mandria di buoi. Ma l’offensiva del governo contro gli ecosistemi del paese è un’azione decisamente corale. Il 28 settembre Bolsonaro e il ministro delle Miniere e dell’Energia Bento Albuquerque hanno lanciato un programma di “regolamentazione” dell’attività mineraria in aree indigene, puntando allo sviluppo di una «superbatteria» di niobio e grafene destinata a «rivoluzionare l’industria automobilistica del mondo». E subito dopo, al Vertice Onu sulla biodiversità, il presidente ha indicato come «priorità» del suo governo lo sfruttamento, naturalmente «razionale e sostenibile» delle «incommensurabili risorse presenti sul territorio brasiliano».