Prima il premier di Malta Joseph Muscat, paese a cui spetta guidare l’Unione europea per i prossimi sei mesi. Poi il Commissario Ue all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos. Entrambi hanno lodato ieri l’accordo siglato giorni fa dal ministro degli Interni Marco Minniti con il governo libico del premier Fayez al Serraj. Elogi pronunciati paradossalmente proprio mentre sia l’accordo che dovrebbe fermare le partenze dei migranti dalla Libia, che addirittura lo stesso Serraj vengono messi pesantemente in forse dall’ultimo golpe in atto a Tripoli.
Almeno ufficialmente, però, le notizie che per tutto i giorno arrivano dal paese nordafricano non sembrano incrinare la volontà italiana ed europea di bloccare sull’altra sponda del Mediterraneo chi invece vorrebbe raggiungere l’Europa.

Avramopoulos ieri era a Roma insieme al ministro greco per l’immigrazione Yannis Mouzalas e ha incontrato sia Minniti che il titolare della Farnesina Angelino Alfano con i quali ha anche fissato una precisa deadline: l’Europa deve arrivare a siglare con la Libia un accordo simile a quello già fatto con la Turchia prima della prossima primavera quando, grazie alle condizioni del mare migliori rispetto a oggi, è facile prevedere partenze in massa di barconi carichi di disperati. «Il governo italiano deve essere aiutato e bisogna offrire alla Libia un pacchetto finanziario e anche aiuto logistico», ha detto Muscat.

L’agenda europea dei prossimi mesi è ricca di impegni, e non tutti facili. Tra i primi in programma c’è un vertice con la Turchia per fare il punto proprio sulla tenuta dell’accordo (a proposito di garanzie), ma partite importanti si giocheranno anche su altri temi. A cominciare dalla riforma del regolamento di Dublino, su cui Roma preme da anni. Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha già annunciato per le prossime settimane una nuova proposta di riforma del sistema comune di asilo basata sul principio di solidarietà tra gli stati membri. Puntualizzazione spinosa, vista l’ostilità sempre mostrata sull’argomento dai paesi del blocco di Visegrad. Ma ci sarebbe anche l’intenzione, annunciata dal greco Mouzalas, di arrivare a una conferenza tra Italia, Grecia, Malta, Cipro, Spagna e Bulgaria, vale a dire i paesi europei maggiormente coinvolti dagli arrivi dei migranti. Conferenza che dovrebbe servire a fare fronte comune di fronte alle resistenze di molti paesi europei. Come dimostra la lentezza con cui continuano a effettuarsi i ricollocamenti da Grecia e Italia, anche se ieri Avramopoulos si è detto contento per l’accelerazione che ci sarebbe stata negli ultimi mesi.

Ma è chiaramente sulla Libia che è concentrata l’attenzione generale, accentuata dagli avvenimenti delle ultime ore. Per l’Europa mantenere in sella il premier Serraj rappresenta l’unica speranza di mettere fine, almeno per un po’, agli arrivi dei migranti. Ma più che sul blocco dei barconi, messi in mare dalle organizzazioni criminali in zone del territorio non controllate da Serraj, la speranza europea è di riuscire a chiudere il confine con il Niger, a sud della Libia riuscendo così a bloccare i migranti rima ancora che riescano a entrare nel paese. Infine una nota positiva:la sigla di un nuova intesa tra governo italiano, Cei e Comunità di Sant’Egidio per l’apertura di un nuovo corridoi umanitario per portare in Italia 500 eritrei, somali e sud-sudanesi che vivono nei campi profughi in Etiopia.