Prima di ricoprire per l’ultima volta il ruolo di presidente del Consiglio Romano Prodi disse che «il patto di stabilità» europeo era «stupido». Eletto nel 2006, lo applicò regolarmente. Stessa sorte è toccata al presidente francese François Hollande. In campagna elettorale nel 2012 disse una cosa, una volta eletto ha fatto l’opposto. La doppiezza delle classi dirigenti europee è la regola in un’«Europa che si sta autodistruggendo» ha detto l’economista francese Jean-Paul Fitoussi mercoledì in una conferenza affollata al teatro Valle occupato di Roma moderata dall’economista Andrea Baranes. Insieme a loro Stefano Rodotà secondo il quale l’Unione Europea ha modificato l’impianto democratico adottato con la carta di Nizza (il Bill of rights al quale anche il giurista italiano ha contribuito). La politica di austerità ha preso il sopravvento per essere applicata dal governo Letta che dovrebbe governarci almeno fino al 2015. Le «larghe intese» sono la forma politica che applica la sospensione della democrazia sostanziale in nome del dogma del pareggio di bilancio e del taglio del debito sovrano. Secondo il Vangelo dell’austerità, la postdemocrazia italiana in libertà vigilata dovrebbe dimezzarlo dall’attuale 130% sul Pil alla misura aurea del 60%. Questa sarebbe la ricetta principale per fare ripartire le «riforme»: liberalizzazione dei servizi e del mercato del lavoro, ad esempio, proprio come l’Italia ha fatto dal 1992 quando iniziò la sistematica svendita del patrimonio pubblico e della deregolamentazione del diritto del lavoro e dell’abbassamento dei salari. Per Rodotà questo ha significato un «sacrificio dei diritti sociali», la «cancellazione del futuro» ha aggiunto Fitoussi che in economia «è il bene più prezioso». Critiche ricorrenti tra i piani alti degli intellettuali democratici anche negli Stati Uniti, oltre che tra i movimenti di base, ma quasi del tutto assenti dalle aule parlamentari. Certo ci sono minoranze rumorose e caotiche, poi c’è la Corte dei Conti che prima ha smontato le «manovre» finanziarie di Monti, poi ha condannato l’austerità con parole inequivocabili, ma l’obiettivo indicato da Rodotà è ben altro: «Bisogna ricostruire la legalità costituzionale in Italia e in Europa». La politica larghe intese l’ha sospesa in quanto governo dello stato di eccezione in cui ci troviamo. Il conflitto è tutto sul senso di questa «legalità costituzionale». I moderatissimi delle larghe intese sostengono che sia quella dell’austerità. Rodotà o Fitoussi, invece, ritengono che essa derivi dal riconoscimento dei diritti sociali fondamentali e dagli investimenti a lungo termine per il benessere generale che non possono essere misurati in percentuale sul Pil.