L’Europa secondo Laura Boldrini. La presidente della Camera ha tenuto ieri a Roma una conferenza stampa per presentare la Consultazione pubblica sullo stato e le prospettive dell’Unione europea: 7 quesiti da sottoporre ai cittadini per conoscerne proposte e suggerimenti, mettere a fuoco le criticità e rilanciare «un progetto più ambizioso e generoso intorno a una prospettiva condivisa».

Un’indagine che si propone soprattutto di coinvolgere i giovani, le scuole e le università, e per questo Boldrini intende chiedere il sostegno dei ministri competenti. E se poi i cittadini mostrassero un orientamento diverso, ci sarà occasione per riflettere e per mettere a fuoco «le diverse criticità». I questiti proposti sono 7, ma alla fine resta uno spazio per aggiungerne altri. L’importante – dice la presidente della Camera – è stimolare la partecipazione.

I temi sono quelli contenuti nella Dichiarazione “Più integrazione europea: la strada da percorrere”, sottoscritta il 14 settembre a Montecitorio dai Presidenti delle Camere basse di Italia, Francia, Germania e del Parlamento del Lussemburgo e firmata in seguito dai presidenti delle assemblee parlamentari di altri 7 paesi. Un testo che, prima di essere discusso, potrà essere ampliato o emendato.

Intanto, l’impegno principale della Dichiarazione è quello di «valorizzare l’imprescindibile ruolo dei parlamenti». Un compito arduo, vien da dire, vista la perdita di centralità dei parlamenti su questioni che passano oltre il benessere della popolazione, come il transito di armi verso paesi che violano i diritti umani, i grandi accordi economici condotti in segreto o le questioni del lavoro.
Ma d’altro canto – recita la dichiarazione – gli obiettivi originari di essere «progetto di pace e diffusa prosperità nell’Europa intera non sono oggi meno attuali di quanto lo fossero al momento della firma del Trattato di Roma nel 1957».

L’Unione europea si trova anzi ad affrontare «sfide straordinarie: la più grave crisi che coinvolga rifugiati e migranti dalla Seconda guerra mondiale, la minaccia di un cambiamento climatico irreversibile, una crescita insufficiente e alti tassi di disoccupazione, disuguaglianze in aumento con povertà e privazioni materiali in molti Stati membri, crisi economica e finanziaria, criminalità e terrorismo internazionali, sullo sfondo di una percepita incapacità di rispondere alle preoccupazioni e ai bisogni dei cittadini».
Un quadro che concorre «alla crescente disaffezione degli elettori, all’intolleranza verso migranti e altre minoranze e al risentimento nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee, mettendo a repentaglio la coesione sociale».

L’Europa che piace a Boldrini, è quella che richiama lo spirito di Ventotene, che ha portato all’omonimo Manifesto del 1941, scritto da un gruppo di giovani antifascisti – Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, Ursula Hirschmann – confinati nella piccola isola di fronte alle coste laziali. Un documento che, «mentre guerra e distruzione devastavano l’Europa, mentre prefigurava un continente unito, pacifico, solidale»: gli Stati uniti d’Europa.

Un continente che, oggi, è però sempre più ingiusto e diseguale. E per questo – risponde Boldrini al manifesto – occorre istituire un «reddito minimo di dignità, politiche economiche che favoriscano la crescita di posti di lavoro e una cittadinanza condivisa come antidoto alla disgregazione sociale».

E a chi dovrebbe guardare questa nuova Europa, agli accordi segreti voluti dagli Usa con il Ttip, il Trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico, oppure alle relazioni solidali sud-sud? Boldrini loda il lavoro compiuto a Bruxelles dai parlamentari, a cui prima «non era neanche consentito l’accesso agli accordi relativi al Ttip, considerati documenti segreti dagli Usa». E assume le preoccupazioni «dei piccoli e medi produttori, che temono di non poter reggere la competizione internazionale imposta dal Ttip» e che – dice «incontrerò in questi giorni».

L’Europa che piace alla presidente della Camera è quella dell’accoglienza, e per questo – afferma – «l’Italia non può fare tutto da sola, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Bisognerebbe condizionare gli aiuti all’accoglienza». L’immagine-simbolo è quella dell’anziana di Lesbo a cui la presidente presto andrà a portare un regalo: l’85enne che «ha soccorso un neonato sulla spiaggia e gli ha dato il latte: simbolo di un’Europa che tiene fede ai suoi valori e che mi ha rappresentato».