Sono state ritrovate le due scatole nere del Boeing 737 Max 8 dell’Ethiopian Airlines precipitato domenica, subito dopo il decollo da Addis Abeba, provocando la morte di 157 persone di 35 nazionalità, otto gli italiani. Dall’audio in cabina di pilotaggio e dai dati dei parametri di volo dovrebbero arrivare le risposte sul perché un aereo di nuova generazione si sia abbattuto al suolo con condizioni ideali di volo. Un testimone ha raccontato alla Bbc: «Mentre era in aria, c’era fuoco che proveniva dalla coda, poi ha cercato di rialzare il muso. Dopo essere passato sopra le nostre case, il naso puntava in basso. È andato velocemente verso terra e poi è esploso». Sotto accusa il software che gestisce il sistema di protezione dell’inviluppo di volo, ossia la relazione fra l’angolo di attacco dell’ala, la velocità del velivolo e il flusso di aria che lo circonda. A suggerire questa pista le analogie con l’incidente avvenuto lo scorso 29 ottobre a Jakarta, quando precipitò un aereo della stessa classe in forza alla Lion Air, 189 i morti.

L’ESPERTO di Sicurezza e fattori umani, Carlo Valbonesi, spiega: «Secondo le autorità indonesiane ci sarebbe stata una lotta tra il pilota e uno dei sistemi di sicurezza automatici di bordo, installato per evitare stalli dell’aereo, soprattutto nelle fasi di decollo e atterraggio: per 26 volte in 10 minuti il sistema aveva autonomamente diretto la rotta dell’aereo verso il basso, costringendo il comandante a riportare su l’aereo manualmente. Questa ricostruzione evidenzierebbe un conflitto tra il pilota e i sistemi automatizzati di bordo». Il velivolo finì per precipitare 13 minuti dopo il decollo, domenica l’impatto al suolo è arrivato dopo 6 minuti.

SI TRATTA di un software molto recente. Per questo l’Agenzia europea per la Sicurezza del volo (Easa) e l’Agenzia federale per l’Aviazione degli Stati uniti avevano raccomandato che ai piloti venissero date tutte le informazioni necessarie per intervenire tempestivamente. Ma le associazioni di piloti hanno denunciato di averne scoperto l’esistenza solo dopo l’incidente indonesiano e di non aver ricevuto una formazione adeguata per affrontare guasti o imprevisti.
Il Boeing 737 Max è stato messo sul mercato nel 2017 in 4 modelli, ha avuto molta fortuna per i costi contenuti, i risparmi del 20% di carburante e le basse spese per l’addestramento dei piloti, generando un terzo del profitto operativo della società. Il gruppo Usa ha diffuso una nota: «Stiamo prendendo ogni misura per capire tutti gli aspetti dell’incidente, al momento non abbiamo alcuna base per dare indicazioni agli operatori».

A Wall Street ieri il titolo a 17 anni è precipitato del 12,8%, un crollo paragonabile solo a quello post attentato alle Torri gemelle del 2001, per poi recuperare fino a meno 6,52%. La scorsa settimana un’azione superava i 422 dollari, il tonfo ha bruciato 28,1 miliardi del valore di mercato della compagnia. Il 737 Max è il velivolo venduto più velocemente della storia di Boeing con oltre 4.700 ordini da oltre 100 compagnie nel mondo; 55 velivoli fanno parte della flotta di 12 compagnie di 10 paesi Ue.

IERI però sono arrivati i primi stop. L’Ethiopian Airlines ha fermato i voli dei 737, lo stesso ha fatto la Sudafricana Comair. La Corea del Sud ha iniziato un’indagine «precauzionale» sugli stessi aerei in forza alle low cost del paese. Cina, Indonesia, Isole Cayman e Mongolia ne hanno sospeso l’uso. L’Easa invece ha deciso di prendere tempo: «Stiamo monitorando da vicino la situazione ma è troppo presto per fornire indicazioni alle compagnie o per agire».
In Italia, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo senza indagati e ipotesi di reato. Nello schianto hanno perso la vita l’archeologo siciliano Sebastiano Tusa, il presidente dell’Ong Link 2007 Paolo Dieci, 4 appartenenti a una onlus di Bergamo e due ragazze impegnate nel programma alimentare mondiale dell’Onu. Nel team internazionale che condurrà l’inchiesta ci sarà anche un esperto italiano in rappresentanza dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

Tra le compagnie nostrane, solo Air Italia (ex Meridiana) impiega i 737, in servizio attualmente ce ne sono 3 su un ordine complessivo di 20: «Siamo in piena conformità con le disposizioni delle autorità aeronautiche e con le procedure operative e direttive del costruttore» fanno sapere in una nota. Ma ieri l’Associazione nazionale piloti ha ufficialmente chiesto di «mettere a terra i Boeing 737 per fare i controlli necessari». Stessa posizione assunta dalle associazioni dei consumatori. Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno invece chiesto «con estrema sollecitudine che vengano fornite informazioni dettagliate sulle azioni concrete, sia di carattere operativo che tecnico e addestrativo, messe in atto affinché venga garantita la sicurezza in volo degli aeromobili».