«L’Unione europea non deve più voltare le spalle alla sofferenza» dei migranti. Inizia così l’appello di Amnesty International per mettere fine alle stragi nel Mediterraneo. L’ong ha pubblicato ieri un piano d’azione in cui invita i governi europei ad adottare «misure immediate ed efficaci per porre fine alla catastrofe».

Nel report dal titolo, «L’Europa affonda nella vergogna», Amnesty documenta le testimonianze di decine di sopravvissuti ai naufragi. Non solo, ricorda i limiti delle attuali operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e chiede l’avvio di un’operazione umanitaria per salvare vite umane in mare con navi, aerei e pattugliamenti. «I leader europei che si riuniscono a Bruxelles devono porre fine a una tragedia umanitaria di proporzioni titaniche e che cresce a dismisura», ha aggiunto John Dalhuisen, direttore di Amnesty per l’Europa e l’Asia centrale.

Il documento del think tank stigmatizza anche la decisione di porre fine all’operazione Mare Nostrum, alla fine del 2014. Questo ha contribuito al drammatico aumento delle morti di migranti e rifugiati in mare. Secondo Amnesty, con l’avvio di Triton le cose sono peggiorate drasticamente. A differenza delle navi di Mare Nostrum, la cui operatività era estesa a sud di Lampedusa fino a circa 100 miglia nautiche, Triton è limitata a un pattugliamento di frontiera fino a 30 miglia nautiche al largo delle coste italiane e maltesi, lontano da dove le imbarcazioni entrano in difficoltà. Gran parte delle operazioni di ricerca e soccorso ricadono quindi sulle navi della Guardia costiera italiana e navi mercantili. Ma questi non possono essere mai sostituti adeguati per affrontare l’ampiezza della crisi umanitaria in corso.