L’Eurogruppo (Jeroen Dijsselbloem) ha deciso che la Grecia deve approvare un pacchetto di contingenza, con nuove misure di austerità, che scatteranno se Atene non rispetterà i target di bilancio fissati per il 2015 e 2016. Il Governo greco deve adottare questo pacchetto, e se ci sarà anche un accordo con i creditori su tutte le altre misure, giovedì prossimo l’Eurogruppo potrebbe sbloccare gli aiuti. C’è un forte disaccordo tra la Grecia, la zona euro e il Fmi circa l’efficacia delle misure intraprese, tra cui la riforma delle pensioni, l’imposta sui redditi, la creazione di un fondo di privatizzazione e il piano per gestire i crediti in sofferenza.

Le novità pensate dal governo Tsipras potrebbero non essere sufficienti a raggiungere l’obiettivo. Un commento? Disarmante! Mentre l’economia mondiale manifesta segnali di debolezza, l’Europa è costretta a rivedere al ribasso tutte le sue stime di crescita, i paesi dell’Unione non sanno come muoversi per ritagliarsi spazi di agibilità economica – si veda il Def del governo Renzi -, e Mario Draghi tenta di alleggerire la deflazione, l’Eurogruppo chiede alla Grecia di rispettare gli obbiettivi per il 2017-18 e oltre di avanzo primario del 3,5% del Pil (entrate e uscite al netto del servizio del debito). In altri termini, il governo greco dovrebbe programmare una minore crescita del 3,5% del Pil e, come se non bastasse, dovrebbe genuflettersi per ottenere il credito che era stato concordato. I toni sono particolarmente duri, ma forse l’oggetto della reprimenda non è la Grecia. In ballo ci sono interessi molto più grandi e qualcuno gioca col fuoco.

L’attacco del governo tedesco alle politiche monetarie della Bce e la risposta ferma del suo governatore – «Il nostro mandato…è perseguire la stabilità dei prezzi per tutta l’eurozona e non solo per la Germania…» -, sono lo specchio fedele dello stato fiduciario dell’Unione. La speculazione non aspetta altro che un segnale per guadagnare lauti profitti sui così detti debiti sovrani. La Bce ha tutti gli strumenti per rispondere alla speculazione, ma sarebbe credibile solo se tutti i paesi dell’Unione vogliono l’euro e l’Europa. Draghi e un po’ tutti i Paesi europei, al netto della Germania, sostengono che le sole politiche monetarie non possono risolvere i problemi economici europei. Ocse e altri istituti continuano a sostenere la necessità di investimenti pubblici intelligenti. Programmare l’impoverimento mentre ci impoveriamo nel presente è semplicemente folle. La Germania dovrebbe stare attenta. La povertà degli altri non è il male minore. Una tesista ha intitolato la sua tesi: «Europa: dittatura o alleanza?»

L’Europa diventa adulta solo se adotta un bilancio pubblico coerente e finanziato da imposte proprie, con la possibilità di emettere titoli pubblici. Nel frattempo si possono adottare delle politiche almeno di buon senso se vogliamo salvare l’euro e l’Europa. Qualcuno ha sostenuto la necessità di una moratoria del Patto di Stabilità e Sviluppo, almeno fino a quando la situazione economica e occupazionale non migliora significativamente.

Farsi domande ardite o usare paradossi aiuta a comprendere la realtà: la Germania vuole l’euro e l’Europa? La Commissione Europea è il fantoccio della Germania? Forse sì e forse no, ma tutti gli altri stati europei possono passare alla storia se aiuteranno i tedeschi a superare la loro supponenza. Ho la netta sensazione che non stiamo vivendo la solita storia del piccolo paese di provincia europeo. Se non avessimo al governo Renzi e Holland sarebbe possibile prefigurare una azione politica capace di contenere il ruolo della Germania. Francia e Italia, alla fine, sono i veri padri costituenti dell’Europa.

Dijsselbloem ha sostenuto che «le enormi differenze sulle opinioni circa il fatto che la Grecia abbia bisogno di un taglio sul debito o meno derivano da diverse ipotesi macroeconomiche tra i finanziatori sulla base della crescita e della performance macroeconomia della Grecia per i prossimi 30 anni». Per allora prepariamoci al peggio.