I compagni e le compagne che hanno aderito a Milano alla costituzione della lista di Liberi e Uguali vivono dal 4 marzo in una sorta di bolla che sembra figlia di una sceneggiatura scritta da Jonescu.

Tutti noi ci ricordiamo il Presidente Grasso, Civati, Fratoianni e Speranza dichiarare con grande convinzione che LeU non si sarebbe esaurita in un mero cartello elettorale ma avrebbe costituito il primo passo della ricostruzione di un autonomo e radicato soggetto politico della sinistra in Italia.

Lo shock determinato dal negativo risultato elettorale di LeU evidentemente non è stato ancora elaborato da troppi compagni e compagne abituati ai garantiti meccanismi della politica istituzionale e che evidentemente faticano a ritrovare lucidità di analisi e senso della realtà.

A Milano il 18 maggio scorso, in una partecipata assemblea scrivevamo in un documento votato a larghissima maggioranza «…Vogliamo ribadire che l’Assemblea che si terrà debba innanzitutto servire a condividere un percorso di discussione, che noi vorremo si caratterizzi come vera e propria fase costituente di un nuovo e più ampio soggetto politico che non si limiti alle forze presenti in LeU e che abbia l’ambizione di aggregare le molte realtà attive a sinistra sul piano politico, sociale e culturale…».

L’Assemblea nazionale a Roma si impegna a sviluppare tale percorso. In realtà solo a luglio si costituisce il Comitato Promotore Nazionale, grazie all’appello “Un coraggio da LeU” sottoscritto da più di 5000 compagne e compagni.

Evidentemente noi a Milano siamo particolarmente stupidi e ingenui, così il 16 luglio promuoviamo un’altra affollata assemblea con Grasso, Boldrini e La Forgia . In quella occasione si costituisce il Comitato Promotore di LeU, raccogliendo interessanti adesioni, e si programma un percorso di iniziative su diversi temi. Ma a livello nazionale passano le settimane e del Manifesto fondativo non si hanno notizie

Ognuno di noi credo sarebbe disposto, pur di venire a capo di questa penosa vicenda, persino a discutere apertamente dell’appassionante prospettiva di fare da truppe di complemento della “gioiosa macchina da guerra zingarettiana” piuttosto che dell’agguerrita falange demagistriana lanciata nell’ennesima operazione “arcobaleno”.

Una sola cosa la maggioranza di noi credo non accetterebbe più: seguire passivamente le scelte compiute in qualche stanza a romana spacciando queste come se corrispondessero alla necessità politica della ricostruzione della sinistra in Italia, e non alla sopravvivenza di un residuale ceto politico.

Da questa convinzione nasce l’appello inviato in questi giorni al Comitato Promotore Nazionale di LeU, che contiene questo sostanziale passaggio «…Chi, pur restando in LeU, non crede al processo costituente ed anzi persegue strategie alternative, ha tutta la legittimità di pensarlo. Sta prospettando però una cosa diversa da quella che ci siamo impegnati a realizzare, e per questo ha il dovere di essere chiaro e, soprattutto, non ha il diritto di bloccare il progetto, assumendosi così la responsabilità politica del fallimento di LeU e dell’allontanamento di migliaia di persone che hanno dato fiducia a questo progetto».

Compagno Grasso, liberaci!

Proponi il tuo Manifesto, sul quale magari dissentirò dalla prima all’ultima riga, ma almeno avremo modo, io come tutti gli altri compagni e compagne, di decidere se e come andare avanti nell’impegno politico.

*Comitato Promotore LeU Milano