Nicola Fratoianni, il segretario di Sinistra italiana descritto come il più irritato dall’ipotesi di Massimo D’Alema di un governo del presidente (sul Corriere della sera di giovedì) chiude invece a sorpresa la polemica: «D’Alema non ha proposto un obiettivo, ha descritto la possibilità che dopo il voto il presidente della Repubblica eserciti il suo ruolo istituzionale. E in effetti dopo il voto si potrebbe o tornare al voto o cambiare la legge elettorale per tornare al voto. D’altro canto mi pare evidente che non ci siano le condizioni perché Leu partecipi a un governo di larghe intese».

Quella di Fratoianni è la posizione ribadita dal leader di Leu Piero Grasso. Nessuna collaborazione con un governo di larghe intese se non per cancellare il Rosatellum. E comunque «dopo,numeri alla mano, capiremo che cosa s’ha da fare», spiega a La7 Laura Boldrini. In realtà la posizione di Grasso e quella di D’Alema non coincidono perfettamente: l’ex premier ha parlato anche della necessità di «garantire una ragionevole governabilità». Ma di vedrà, per ora meglio non impensierire l’elettore con qualche dato di realtà.

COSÌ COME DELLE ALLEANZE. A Leu la parola d’ordine è «parliamone dopo» anche sulle alleanze, «non facciamoci incastrare in un esercizio teorico di scelta fra M5S e Pd». Di più: «Non demonizziamo i 5 stelle», «Non uniamoci alla santa alleanza contro Grillo che finirebbe solo per gonfiargli il consenso». Altra scelta non unanime, per esempio non condivisa, da Boldrini. Ma anche in questo caso la realtà ha la testa dura. Qualche giorno fa Di Maio ha snobbato Leu fino a dimostrarsi scettico sulla sua presenza in parlamento: «Non sappiamo se supererà lo sbarramento». Ieri Grillo ha chiuso la porta a qualsiasi alleanza: «È come dire che un panda possa mangiare carne cruda. Noi mangiamo solo il cuore del bambù». Grasso deve prendere atto che i 5 stelle non intendono neanche fingere di dialogare. La sua replica è liberamente ispirata a una massima di Pietro Nenni: «Diffido dei duri e puri perché troveranno sempre qualcuno più duro e più puro che se li mangia».

MA È SUL FRONTE DELLE LISTE che Grasso ha aperte le questioni più insidiose. Oggi alla sede di Mdp a via Zanardelli si riunirà il tavolo degli sherpa. Si va avanti ad oltranza fino a domenica, forse lunedì. I posti ’sicuri’ sono pochi: per una percentuale fra il 6 e il 7 per cento si calcolano fra i 25 i 29 deputati e fra i 10 e i 14 senatori. Molte caselle ancora non sono ancora riempite, ma già si segnalano i passeggeri da executive lasciati a terra. È il caso dell’ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino, corteggiatissimo da Mdp (alla sua festa autunnale, nel capoluogo campano, era stato ovazionato per il suo addio al Pd). La scorsa settimana, di fronte a una platea operaia a San Vitaliano si era deciso a fare un passo avanti nonostante le perplessità di Sinistra italiana e i veti dei papabili dell’area De Magistris. «Sono pronto a dare una mano», aveva detto.

MA IL POSTO FIN QUI non sarebbe saltato fuori. La notizia filtra da Napoli: all’ultima assemblea provinciale il suo nome non è stato fatto. Poi a Roma nessuno è riuscito a trovare la quadra.
PIÙ CHE I VETI politici però la causa è la penuria dei collegi «verdi» (quelli in cui c’è la ragionevole certezza di eleggere il candidato). A Napoli correrà per rientare al senato Peppe De Cristofaro, braccio destro di Fratoianni e capo dell’organizzazione di Si; per la camera Arturo Scotto, ex presidente dei deputati di Sel poi passato a Mdp. I due quarantenni, entrambi legati a Bassolino (più il secondo del primo), sono fra i primi costruttori di Leu, difficile immaginarli in corsa altrove. Per l’ex sindaco potrebbe profilarsi una generosa corsa all’uninominale, ma in partenza l’ipotesi sarebbe stata scartata da lui stesso. Non è detta ancora l’ultima parola.

SPUNTA INTANTO qualche certezza: Laura Boldrini e Pippo Civati saranno candidati in Lombardia, Nicola Fratoianni in Piemonte, Roberto Speranza in Toscana, il leader Grasso a Roma e Palermo. Bersani in queste ore viene invocato ovunque al Nord. Di certo correrà a Bologna all’uninominale dove probabilmente il Pd schiererà Pier Ferdinando Casini. Vasco Errani correrà da senatore a Ravenna, Giovanni Paglia e Maria Cecilia Guerra in Emilia, D’Attorre, Fassina e Gotor nel Lazio. Rossella Muroni in Puglia, dove intanto Massimo D’Alema sta conducendo la sua campagna all’ultimo voto. Solo ieri, sette iniziative. Corre all’uninominale e al plurinominale di Gallipoli. Collegio «giallo», cioè collegio a rischio.