A scuola al tempo del Covid, @LaPresse

 

Noi docenti del Liceo Augusto di Roma sottoscriviamo la lettera dei colleghi del Liceo Tasso, pubblicata il 28/12/2020 sul quotidiano Il Manifesto e ripresa il 30 dicembre dal quotidiano La Repubblica, e aderiamo ai documenti redatti dai colleghi del Liceo Dante Alighieri, del Liceo Visconti e di altre scuole di Roma.

Non riteniamo efficaci e percorribili le modalità con cui è stato gestito il rientro in presenza delle scuole superiori previsto ora per l’11 gennaio p.v. e riteniamo inaccettabile che la Prefettura e l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio abbiano raggiunto un’intesa, diramata attraverso la nota del 24 dicembre, senza coinvolgere chi nella scuola vive e lavora ogni giorno. Ribadiamo con forza e chiarezza che, senza autentiche e concrete azioni volte a garantire la sicurezza e la salute di tutte le componenti della scuola, non sussiste alcuna possibilità di rientro in presenza, non essendo, da novembre a oggi, cambiata la situazione epidemiologica e non essendo stata prevista l’inizio della vaccinazione del personale del comparto scuola prima del mese di aprile.

Pertanto, oltre a quanto già espresso dai colleghi dei licei romani succitati, proponiamo, prima di ogni altra misura di contenimento, che venga previsto uno screening OBBLIGATORIO, e da ripetersi a cadenza costante come avviene in altre realtà che operano in presenza, dell’intera popolazione scolastica, docenti, studenti e personale ATA, con la modalità del tampone antigenico e/o molecolare, senza il risultato del quale non può essere prevista l’ammissione a scuola in presenza.

Come espresso dai colleghi del Liceo Dante Alighieri, far tornare in presenza gli studenti delle superiori, che sono stati fino a oggi lasciati come fanalino di coda dell’intero sistema scolastico perché più grandi e quindi ritenuti in grado di sostenere la didattica a distanza, è impraticabile senza la soluzione di problemi strutturali esterni e interni agli istituti.

La scuola non può essere considerata una realtà fisica slegata dal territorio in cui opera. Ne è al corrente l’USR, che nella nota succitata afferma esplicitamente che “la rete dei trasporti non può essere potenziata a sufficienza per garantire le condizioni di sicurezza previste (…) sia per limiti finanziari ma, anche e soprattutto, fisici”.

A fronte di questa difficoltà strutturale, gli “adattamenti organizzativi” previsti, lo scaglionamento imposto con due fasce orarie di entrata (8-10) e di uscita (il 60% degli studenti uscirebbe alle 15,30), le lezioni fino a sabato con classi che per ruotano su 5 giorni, non rappresentano soluzioni, bensì sono decisioni imposte, che non tengono nella giusta considerazione il funzionamento complesso di un istituto scolastico e il suo fine ultimo, la formazione del cittadino.

Quanto ai problemi strutturali interni, ricordiamo che gli edifici scolastici non sono dotati di spazi in cui il personale docente, costretto dalla formulazione oraria prevista a pause prolungate, può lavorare o anche semplicemente stazionare in sicurezza, sia per carenze strutturali e organizzative di lunga data, sia per aver dovuto sacrificare ogni spazio a disposizione per garantire un accettabile livello di sicurezza nelle poche settimane in cui, a inizio anno scolastico, abbiamo lavorato in presenza.

La scansione oraria imposta prevede, inoltre, un prolungamento dell’orario scolastico fino alle 15,30, con evidente necessità per studenti e personale di pranzare nei locali della scuola. Tuttavia, non essendo le nostre scuole superiori provviste, per i motivi suddetti, di mense o di locali che possono essere adibiti a tale uso, l’unica soluzione possibile diventa quella di consumare uno dei pasti considerati fondamentali nella giornata in un tempo di 10-15 minuti e all’interno delle aule. A tale scopo sarà necessario che docenti e studenti si tolgano la mascherina, contravvenendo quindi necessariamente, in uno spazio chiuso e per un tempo prolungato (ricordiamo che 15 minuti sono il tempo stimato sufficiente alla diffusione del virus in assenza di dispositivi di protezione individuale) alla più elementare delle norme di prevenzione del contagio.

Riteniamo infine necessario, dal momento che ciascuna scuola presenta una realtà logistica e organizzativa peculiare in relazione a spazi e territorio, che venga lasciata a ogni singolo istituto, nel rispetto dell’autonomia scolastica, la possibilità di valutare tempi, modi e percentuali del rientro in presenza in Didattica Digitale Integrata.

L’apprendimento è un processo che necessita non solo della presenza, ma anche di tempi e spazi adeguati. La scuola è un’istituzione, non un mero luogo di aggregazione e di socializzazione, e in quanto tale non può e non deve essere usata come strumento di propaganda.

Ci troviamo pertanto d’accordo con la proposta dei colleghi del Liceo Visconti di un’assemblea permanente per una riflessione sul futuro della scuola pubblica, che continua a reggersi sull’abnegazione dei docenti e di tutto personale che vi lavora, senza che il sistema politico sia capace di una seria ed efficace progettazione a breve e lungo termine.