Ho letto l’articolo, in ultima pagina del «manifesto» del 3 marzo, sulla questione della salvaguardia del ghiacciaio Jumbo in Canada contro la costruzione di un resort da seimila posti letto.

Sono rimasto letteralmente sconcertato dalla posizione dell’autore Matteo Bartocci, tra il possibilista e il giustificazionista (non sarà che il nome porta male?).

Tutte le argomentazioni usate sono piuttosto disarmanti e la conclusione dell’articolo ne è un po’ la summa: «..se quella montagna resterà immacolata, l’inquinamento su altre montagne, in altri continenti, la influenzerà e ne sfigurerà il volto…». E’ come dire che se c’è inquinamento dappertutto a che serve preservare qualche zona. Si rimane davvero esterrefatti! Poi leggerlo sul «manifesto» suscita qualche perplessità.

Salvatore D’Amelio, Vinci (Fi)

La risposta di Matteo Bartocci

Caro Salvatore, ti ringrazio per la lettera. Spero che il mio nome (condiviso mio malgrado con politici celebri) non abbia fatto velo alla lettura dell’articolo sul film «Jumbo Wild».

Ti tranquillizzo subito, assistere alla cementificazione di montagne, boschi e ghiacciai non mi provoca nessun compiacimento. Al contrario, proprio alla montagna dedichiamo uno dei supplementi mensili del manifesto (si chiama «in movimento» e il prossimo numero uscirà in edicola giovedì prossimo, il 24 marzo).

Quello che cercavo di sottolineare nell’articolo su «Jumbo Wild» era la sua operazione intelligente: registrare la voce di tutti i protagonisti della vicenda. Che non vuol dire equidistanza o indifferenza degli autori (o nel recensore), ma al contrario, vuol dire restituire profondità e spessore al racconto, sollecitando lo spettatore più intimamente, nelle sue vere convinzioni, certezze o conoscenze. Il film purtroppo in Italia è ancora poco conosciuto (è disponibile in streaming su Vimeo) ma sono ragionevolmente sicuro che chi lo vedrà comprenderà meglio l’idea che ho cercato di restituire in parole.

Su un punto sono in disaccordo con te. Dire che ogni montagna è legata a un’altra, che ogni zona del mondo è legata alle altre non è sminuirne l’importanza. Al contrario, è apprezzare e comprendere il valore di ogni millimetro di terra, non solo quelle incontaminate e lontane.

Un ambientalismo moderno e intelligente è ormai ben consapevole che la strada per preservare la foresta amazzonica, ad esempio, parte innanzitutto dal salotto di casa propria e dalle scelte di consumo e di vita che ciascuno di noi compie nel proprio privato. Se «nessun luogo è lontano», come scrivevo alla fine usando una citazione, vuol dire che a tutto siamo vicini e che il mondo è la nostra casa.

Perciò anche se quel film non l’abbiamo ancora visto, e su quel ghiacciaio non metteremo forse mai piede, di «Jumbo Wild» ce ne stiamo occupando già. E quella battaglia distante non riguarda solo gli abitanti della British Columbia ma tutti noi.

Con cordialità.

Matteo Bartocci

 

Courtesy of Patagonia