Come lavoratori e lavoratrici della scuola ci siamo trovati/e ad affrontare la situazione di emergenza dovuta al Covid 19, consapevoli della gravità inedita del momento. Abbiamo messo a disposizione le nostre competenze, la nostra volontà e la passione per il nostro lavoro, riuscendo a realizzare una didattica di emergenza, con mezzi e tecnologie private, spesso non curanti di limiti orari e di importanti questioni di privacy: lo abbiamo fatto per dovere civico, per cercare di garantire il diritto allo studio.
Abbiamo accettato di farlo per un tempo limitato, in una situazione di assoluta emergenza che non può essere protratta perché questo tipo di didattica non può garantire a tutti e tutte lo stesso accesso al diritto allo studio.
Anche coloro che in questi mesi sono stati coinvolti nella didattica dell’emergenza, infatti, hanno potuto accedere solo parzialmente a ciò che fare scuola significa in senso profondo, perché la
didattica dell’emergenza non può sostituirsi alla scuola.
E’ agli studenti e alle studentesse, soprattutto, che guardiamo, perché a partire dal prossimo anno si torni a garantire la piena facoltà di accedere a un diritto garantito dalla Costituzione: la formazione a tutto tondo della personalità degli studenti, il rapporto tra pari, la loro crescita in una socialità a 360 gradi.
La scuola è prima di tutto un luogo di relazione, di confronto quotidiano con i coetanei, dove si scopre la propria dimensione sociale e si impara il rispetto dell’Altro, fondamentale soprattutto per
alunni/e con difficoltà, dove il conflitto può diventare conoscenza e consapevolezza; è anche confronto con gli adulti, un confronto che può educare alla riflessione critica e all’espressione del
pensiero libero, un luogo dove si diventi cittadini e cittadine consapevoli.
Per una vera scuola è indispensabile guardarsi negli occhi, ascoltare la voce degli altri e delle altre, leggere la gestualità, sviluppare affettività e sentimenti. Il processo educativo non è semplice trasmissione di nozioni e deve avvenire nella condivisione irrinunciabile di uno spazio fisico.
La scuola non può perdere il suo tratto essenziale, la presenza fisica dentro uno spazio pubblico dedicato e protetto, indispensabile anche per l’apprendimento emotivo. La didattica di emergenza non deve essere quindi normalizzata: è necessario che la didattica torni a essere in presenza e in sicurezza.
Sono necessarie risorse economiche da impiegare nell’aumento di classi e di docenti: gli spazi sono facilmente reperibili nei tanti edifici vuoti di proprietà pubblica; le docenti e i docenti da impegnare ci sono già, sono tutto il personale precario che da anni insegna nelle scuole, la cui stabilizzazione sarebbe un dovuto riconoscimento e un passaggio fondamentale in questo momento.
In nome del diritto allo studio, vigileremo e non accetteremo scelte alternative alla didattica in presenza e in sicurezza. In conclusione, noi docenti dell’I.I.S Pesenti di Cascina, ribadiamo che:

1. La didattica deve svolgersi in presenza e in sicurezza affinché venga garantito il diritto allo
studio per tutte le alunne e tutti gli alunni senza alcuna eccezione;
2. Deve essere garantita la distanza prevista dai protocolli ufficiali;
3. Sono necessari l’aumento delle aule, la riduzione del numero di alunni/e per classe e l’aumento dell’organico docente e ATA, a partire dalla stabilizzazione del personale precario che da anni è impiegato nella scuola.

Firmato:
Batisti Paola
Battistin Cristina
Bertucco Abramo
Capobianco Ilaria
Carlotti Mario
Cerrai Sondra
Chiletti Silvia
Cini Carlotta
Colacino Carlo Nicola
Colombo Roberto
D’Alessandro Luigi
De Nardi Kadge Marco
Di Mauro Marilisa
Fabbris Simona
Giannessi Maggiorana
Iarlori Mariuccia
Lezza Margherita
Marino Elisabetta
Menichetti Maria Cristina
Mistretta Beatrice
Pracella Danae
Prinzivalli Marina
Simonelli Laura
Tosoni Paola
Valente Sara