Il 25 aprile a Roma: da Festa della Liberazione a “ricorrenza divisiva”

L’attacco sistematico perpetrato da più parti ai danni della celebrazione della ritrovata libertàdalla dittatura ha consentito a negazionisti e revisionisti storici di mettere in discussione i valori fondanti la Repubblica nata dalla Resistenza; un percorso sfacciato che è passato attraverso la richiesta di legittimazione dei carnefici Repubblichini, la denigrazione dei combattenti della Guerra di Liberazione, fino alla contrapposizione strumentale delle vittime delle Foibe a quelle della Shoah.

Durante questo percorso fattori diversi hanno agito purtroppo in senso negativo; ministri della Repubblica hanno seminato il dubbio sull’autenticità dei partigiani iscritti all’ANPI, autorevoli rappresentanti delle comunità ebraiche che tradizionalmente sfilavano accanto alle associazioni partigiane o dei deportati hanno abbandonato la celebrazione del 25 Aprile a Porta San Paolo per manifestare altrove.

Questo avveniva ieri, in un’Italia confusa dall’apparire sulla scena politica di nuovi soggetti dall’identità indecifrabile che nella fascinazione di una promessa di maggiore partecipazione alla res pubblica lavoravano per rottamare, equiparandole, le categorie del fascismo e dell’antifascismo.

Oggi, trascorso un tempo relativamente breve, dobbiamo essere consapevoli di vivere in una fase di pericolosa involuzione della società, testimoniata dal crescente consenso elettorale riscosso da movimenti che, abilmente hanno saputo indirizzare il disagio sociale in chiave razzista e sovranista, una deriva culturale di cui è fortemente responsabile la sinistra, più che mai divisa e incapace di rappresentare il disagio della gente comune.

In questo scenario politico tendente ad aggravarsi, se si pensa al temuto successo dell’estrema destra nelle elezioni europee di primavera, deve considerarsi benvenuto ogni contributo che dia forza al valore della Resistenza, come memoria di un periodo storico nazionale del ‘900, ma anche e soprattutto come momento di opposizione al dilagare del revisionismo storico.

Riaffermare alcuni valori all’interno del 25 Aprile serve a rilanciare quella base ideale unitaria che per quasi settant’anni ha funzionato nel nostro Paese da diga contro le derive negazioniste. Per questo, superando le polemiche degli ultimi anni, ci è sembrato opportuno preparare la prossima Festa della Liberazione, alla quale auguriamo lunga vita”, con una iniziativa che a Roma vorrebbe conciliare una separazione artatamente costruita per dividere un tessuto antifascista che è esistito da sempre.

Abbiamo scelto di invitare liberi intellettuali, pensatori indipendenti che ci aiutino a raccontare la storia di chi, a prescindere dalla fede religiosa, ha risposto naturalmente alla chiamata alle armi contro chi, rinnegato italiano o invasore straniero, stava devastando il suo Paese e sterminando la sua gente.

Mi ero dimenticata di essere ebrea, prevaleva l’essere partigiana”, ha ricordato Ada Della Torre, la staffetta azionista “Adriana”.

Nasce così l’idea di dedicare un incontro ai partigiani ebrei nella Resistenza . Cinque profili di combattenti italiani rappresentativi di fedi politiche diverse, uniti nell’essere ebrei e antifascisti.

L’ncontro “Storie di ebrei italiani nella Resistenza, comunisti, socialisti e azionisti con in comune la fede nell’ebraismo e l’impegno nella Resistenza al nazi-fascismo”, si svolgerà presso la sala della Chiesa Valdese di Roma (Via Marianna Dionigi 59, Piazza Cavour), mercoledì 17 aprile 2019 a partire dalle ore 17.

Intervengono:

Mauro Canali, storico,

Anna Foa, storica

Moni Ovadia, artista e scrittore

Aldo Pavia, presidente dell’Aned di Roma

modera Guido Caldiron, giornalista del manifesto

Osservatorio sul fascismo a Roma (www.osservatoriosulfascismoaroma.org), Sezione ANPI Walter Rossi, Partigiani sempre