A scuola, @LaPresse

 

Siamo un coordinamento di insegnanti precari provenienti prevalentemente da Brescia, ma stiamo raccogliendo le proteste di migliaia di docenti che, come noi, guardano con preoccupazione e sgomento alle recenti vicissitudini che hanno investito il personale docente precario.

Sul caos disastroso del nuovo sistema di nomina progettato dal Ministero dell’Istruzione è già stato detto e scritto moltissimo, ma ci teniamo a ribadirlo anche in questa sede: prevedere per le GPS (la sigla delle nuove graduatorie provinciali) una pubblicazione esclusivamente definitiva, senza la possibilità di rettificare punteggi che in molti casi sono stati oggetto di grossolani errori di calcolo, ha già falsato in partenza tutte le operazioni di nomina e ha penalizzato molti colleghi, costretti, nella migliore delle ipotesi, ad accettare supplenze ben al di sotto delle loro effettive possibilità. Le assegnazioni delle supplenze, poi, sono state condotte da uffici scolastici con gravi carenze di organico e che, per compiacere un Ministero che aveva promesso gli insegnanti in cattedra già all’inizio dell’anno scolastico, hanno lavorato in fretta e furia, dirottandoci per giorni e settimane su piattaforme informatiche che hanno generato altri errori e non ci hanno consentito di esprimere delle preferenze a tutto tondo rispetto alla sede di assegnazione. La risposta dell’UST di Brescia è stata che, in un contesto emergenziale come questo e, ancor più, in una delle città maggiormente colpite dalla pandemia, sarebbe stato impossibile operare diversamente e prevedere delle modalità di convocazione che ci coinvolgessero in presenza. Per questo, ci sconcerta e ci atterrisce che, a nomine ancora in corso e con i contagi in preoccupante salita, il Ministero, ignorando ogni obiezione sindacale, abbia pubblicato un serrato calendario di prove per il concorso straordinario per il ruolo, che dal 22 ottobre porterà 64.000 persone a muoversi in lungo e in largo per l’Italia e che stresserà ulteriormente le scuole, le quali dovranno da un lato ospitare le prove concorsuali e, dall’altro, rinunciare al proprio personale docente per consentirgli di assentarsi e svolgere la prova.

In un momento in cui il governo invita alla prudenza e chiede a insegnanti e studenti di compiere ogni sforzo possibile per non trasformare le scuole in luoghi di propagazione incontrollata del virus, ci pare più che mai sconcertante che gli sforzi del Ministero che, per le sue funzioni, più di tutti dovrebbe mettere in campo delle soluzioni concrete per garantire il buon funzionamento dell’istituzione scolastica, siano invece indirizzati a mettere in moto una macchinosa e complessissima macchina concorsuale su scala nazionale, specialmente alla luce del fatto che questo concorso non avrebbe alcun effetto immediato e non risolverebbe affatto il problema annoso del precariato per l’anno scolastico in corso. Non prevedere, poi, delle prove suppletive per gli insegnanti che saranno in quarantena o che avranno un semplice raffreddore rende ulteriormente iniqua questa procedura, perché un concorso pubblico che attendiamo da anni non può diventare una roulette russa. Proprio oggi, la senatrice Granato, intervenendo in un dibattito sulla pagina Facebook di Orizzonte Scuola, ha detto che gli insegnanti devono tutelare la propria salute ed evitare di esporsi a contatti a rischio prima dello svolgimento delle prove. È una risposta che ci lascia di sasso: la Costituzione, la stessa alla quale si appella la ministra Azzolina per giustificare la procedura concorsuale, non prevede che sia lo Stato a tutelare la salute dei propri cittadini e a creare le condizioni perché tutti abbiano eguale possibilità di accesso a un concorso per la pubblica amministrazione?

Lo ribadiamo, perché è questo uno dei punti focali della nostra protesta: ci sembra schizofrenico che da un lato il governo guardi con preoccupazione al numero crescente dei contagi e annunci un inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia, prolungando lo stato d’emergenza, e che dall’altro, un suo ministero predisponga, con questa leggerezza, un concorso che coinvolgerà 64.000 persone. Ancor più, ravvisiamo un’ipocrisia di fondo negli insistenti appelli in nome della responsabilità dei soggetti coinvolti nell’istituzione scolastica e, di contro, l’irresponsabilità di una decisione politica di questa portata.

Il maggior aiuto che il governo può dare alle scuole è metterci nelle condizioni di lavorare serenamente, togliendoci questa insensata spada di Damocle dalla testa e consentendoci di dedicarci con dedizione alle nostre classi, senza l’ansia di poterci ammalare e perdere un treno che, a dispetto delle dichiarazioni del Ministero, sappiamo che non ripasserà tanto presto. Il Ministero ha affermato che le famiglie vogliono al più presto insegnanti preparati e selezionati, ma ci sembra anche questa un’affermazione del tutto avulsa dalla realtà: la priorità dei genitori è avere gli insegnanti in cattedra con i propri figli e ricevere delle rassicurazioni rispetto alla messa in sicurezza degli istituti. I genitori non hanno bisogno che 64.000 docenti si imbarchino in spostamenti intra e interregionali e si assentino dalle lezioni, né chiedono che le scuole dei loro figli diventino sede, per tre settimane, di queste prove.

Pertanto, chiediamo che il Ministero dell’Istruzione riconsideri le proprie decisioni e scelga di appellarsi al buon senso, o predisponendo una diversa modalità di selezione del personale docente, o rimandando le prove concorsuali a un momento più opportuno. Siamo certi che la sua priorità sia garantire la tranquilla prosecuzione di un anno scolastico che, come sicuramente saprà meglio di noi, ha già più di una criticità e non ha bisogno di ulteriori rallentamenti e fattori di stress.