Caro Manifesto, vorrei esprimere tutta la mia solidarietà al commento di qualche giorno fa sulle lezioni online e i termini delle app.
Ho riconosciuto subito il nome dell’autore, si tratta di un mio vecchio studente e ciò mi ha reso ancor più fiera dell’abilità con cui ha sollevato quest’importante questione: non c’è solo l’iniquità dell’accesso alla tecnologia o la distruzione del rapporto studente-docente a rendere improponibile la dad a settembre, ma anche l’uso forzato dei servizi privati a essa collegati. I ragazzi, come pure i docenti, accettano termini e condizioni che non possono rifiutare, firmano un contratto con privati che lucrano sul trattamento e la vendita dei loro dati personali. Insomma, lo spettro della didattica online prorogata o peggio ancora defiinitivamente regolamentata, è un pericolo tremendo per tutto il mondo dell’istruzione e, di riflesso, per l’intero paese. La gravità di questo scenario, purtroppo, non sembra entrata nella consapevolezza collettiva, specialmente degli studenti. Quel commento ha tuttavia riacceso in me un certo ottimismo. Mi associo con piacere all’appello che ha lanciato. Dopo tutto, l’istruzione non può prescindere dall’universo degli studenti e dei docenti; e se il no alla dad non dovesse venire dall’alto del ministero, confido possa partire, ben più forte e compatto, dal basso.