Per quanto si ami presentarlo come novello Pinocchio, Matteo Renzi alcune scelte di fondo, convinzioni e amicizie le ha apertamente proclamate fin dai tempi in cui dava l’assalto al comune di Firenze.

Lo dimostra una intervista pubblicata sul «Magazine» del «Corriere della Sera» il 12 marzo 2009, che ho ritrovato per caso facendo un repulisti di vecchi giornali.

A Vittorio Zincone che gli chiedeva un giudizio sulla Costituzione, rispondeva che «Franceschini ci ha giurato sopra, ma io credo che andrebbe rivista fin dai principi fondamentali», e che il suo articolo 1, per suonare realistico, avrebbe dovuto essere: «L’Italia è una repubblica democratica affondata dal lavoro»… precisando subito dopo che lui questo lo aveva già scritto in un libro («Tra De Gasperi e gli U2») di tre anni prima.

E proseguiva ricordando che il suo primo impegno politico era stato a favore del movimento pro- maggioritario di Segni del 1993 (come Denis Verdini, aveva cura di precisare); che bisognava alzare l’età pensionabile per tutti; che «andrebbe riformata l’idea stessa di sindacato» e «ribaltata l’idea di welfare».

Si era insomma già in presenza di un vero e proprio progetto politico, in cui ritroviamo le linee direttrici del suo attivismo di questi anni, ivi compreso l’elenco – in rigoroso ordine (alfabetico?) – dei suoi amori: calcio, marketing e politica….