Sono 113 le convivenze attivate a partire dal 2019 grazie al lavoro di Refugees Welcome Italia, associazione che promuove l’accoglienza dei rifugiati in famiglia. Un modello e percorso di integrazione innovativo sperimentato di concerto con i comuni di Roma, Palermo, Bari, Ravenna e Macerata e l’Università di Tor Vergata, reso possibile dal progetto “Dalle Esperienze al Modello: l’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”, i cui risultati sono stati presentati oggi in occasione dell’omonimo evento.

Se è vero che il tema dell’accoglienza in famiglia non rappresenta una novità assoluta nel panorama italiano, il modello proposto da Refugees Welcome propone forte elementi di innovazione, tra cui in primis la modalità di lavoro in sé costruita sul coinvolgimento di una cittadinanza attiva appositamente formata e strutturata in gruppi di attivisti radicati sul territorio che fungono da presidio di comunità. E ancora: la possibilità di leggere l’esperienza nazionale dell’associazione alla luce di quanto realizzato dagli omologhi esteri in Francia, Germania, Spagna e Austria, oltre che l’espressa volontà di coinvolgere l’Ente Locale in quanto soggetto politicamente legittimato alla governance del Welfare territoriale e attore nel co-design della pratica oltre che nella strutturazione di un modello di lavoro condiviso.

L’attività di interlocuzione con le Amministrazioni Locali ha trovato il proprio punto di arrivo nell’Albo delle Famiglie Accoglienti, promosso dai comuni di Ravenna e Bari e approvato anche dal Comune di Roma in una memoria di Giunta. L’albo, ad oggi, rappresenta lo strumento più avanzato in termini di policy per ottenere il coinvolgimento strutturato della cittadinanza attiva nell’ accoglienza in famiglia oltre che altre forme di aiuto e sostegno comunitario: uno strumento che a valle aiuta a superare la frammentazione delle diverse chiamate alla società civile (affido, tutori volontari, famiglie affiancanti) e che a monte crea una procedura amministrativa univoca e un modello di lavoro condiviso.

Nel corso dei tre anni di progetto il 90% dei rifugiati accolti hanno raggiunto la piena autonomia, e l’associazione ha formato – con la propria metodologia – 140 persone tra operatori e attivisti. Le famiglie iscritte nei territori di progetto e pronte a farsi carico dell’accoglienza di un rifugiato sono 754, dato che dimostra il crescente interesse e apertura da parte delle comunità nei confronti del progetto. L’accoglienza in famiglia non ha ancora sviluppato un modello di valutazione che permetta un pieno apprezzamento dei suoi effetti sulle diverse tipologie di stakeholder coinvolti.

In quest’ottica Refugees Welcome Italia, attraverso un confronto istematico con l’Ente Valutatore Università di Tor Vergata, ha sviluppato degli strumenti per condurre la valutazione dell’impatto sociale del progetto. I risultati dell’indagine hanno evidenziato comeper ogni euro investito nel progetto di accoglienza in famiglia sono stati generati 3,01 euro di beneficio sociale. Un dato quantitativo importantissimo a cui fa da pendant quanto rilevato in sede di policy recommendations dal Board scientifico che ha accompagnato l’evoluzione del progetto. Il Board, composto da docenti universitari ed esperti di welfare ed accoglienza, ha infatti sottolineato come l’accoglienza in famiglia promossa da Refugees Welcome Italia rappresenti a tutti gli effetti un’innovativa esperienza di welfare di prossimità.

Un’esperienza che se adeguatamente sostenuta dalle Istituzioni potrebbe costituire, in virtù del suo approccio olistico e della sua capacità di innescare sinergie tra i servizi, una concreta risposta ai bisogni di ampie fasce della popolazione. “Auspichiamo che, in futuro, questa esperienza non rimanga solo una buona pratica sperimentata localmente, ma che diventi una policy e uno strumento di governance a livello nazionale, per garantire una sua diffusione capillare”, commenta Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia.