In tempi di crisi lo Stato italiano pagava una badante ed una guardia del corpo ad Erich Priebke, ovvero al criminale nazista che uccise e fece uccidere 335 civili inermi, a guerra quasi finita.

I nazisti, purtroppo, nel nostro Paese, hanno sempre goduto di grossi benefici mai concessi ai comuni criminali e neppure ai terroristi di estrema destra o di estrema sinistra. Infatti, quasi sempre, questi esseri disumani finivano nelle carceri militari, laddove gli ex appartenenti alla categoria degli ufficiali hanno sempre avuto un trattamento più che privilegiato anche rispetto agli altri detenuti militari, insomma niente a che vedere con le affollate, squallide, anguste e degradate carceri italiane dell’Ucciardone e di Poggioreale o con quelle isolate dell’Asinara e di Badu e Carros. Niente di tutto questo per i nazisti, neppure il famigerato 41 bis, il carcere duro destinato prevalentemente ai mafiosi ed ai terroristi. Le immagini trasmesse dai mass media dal dopoguerra ad oggi raffigurano questi ex ufficiali nazisti che si recano ai processi scortati dai carabinieri ma quasi mai con le manette ai polsi, mai spintonati o portati sotto braccio come sovente avviene con qualunque altro delinquente. Se pensiamo a quanto è accaduto a Genova nel 2001, durante il G8, rabbrividiamo, pensiamo all’abissale difformità di trattamento tra un manifestante italiano arrestato (spesso innocuo) e un nazista che si è macchiato dei peggiori crimini.

Noi siamo contrari alla pena di morte, lo siamo sempre stati, ma fatta questa premessa ci corre l’obbligo di sottolineare che la pena capitale scomparve dall’ordinamento militare italiano, ovvero dal codice penale militare di guerra, solo nel 1999. Questo vuol dire che i tribunali militari avevano la possibilità quanto meno teorica di condannare a morte più di qualche nazista. Non fu mai fatto. Eppure, durante la guerra bastava molto meno per essere fucilati, era sufficiente disertare per essere poi, una volta catturati, passati per le armi davanti ad un plotone di esecuzione. Ripeto, non è questo che auspicavamo per i nazisti essendo noi contrari alla pena di morte, ma ci sembra doveroso sottolineare anche questo privilegio di cui hanno goduto i nazisti in Italia.

A mantenere economicamente Herbert Kappler durante la detenzione, invece, come risulta dai documenti storici, era stato lo stesso governo tedesco, il quale, in più occasioni, ebbe addirittura la faccia tosta di chiedere a quello italiano un provvedimento di clemenza per il boia nazista. Gli italiani non gli concessero amnistie ma gli diedero la possibilità di scontare la pena in un carcere militare, alle condizioni di vita di cui parlavamo prima, con la possibilità di essere anche ricoverato all’Ospedale del Celio di Roma durante la malattia. Una malattia che evidentemente non era stata equamente controllata e valutata dai medici legali e fiscali se, come poi accadde, da quell’Ospedale Militare riuscì persino a fuggire, nonostante la sua vigilanza fosse stata affidata ai carabinieri. Una fuga rocambolesca che all’epoca dei fatti fece molto discutere, anche se sulla quale fu messa subito la sordina ai mass media di allora.

Ora, con Priebke, si era andati persino oltre, concedendo allo stesso prima gli arresti domiciliari in un convento e poi in un appartamento dal quale spesso e volentieri l’ex ufficiale nazista usciva per passeggiare con la sua badante. Insomma, una vergogna! E si comprende pure perché sia la comunità ebraica sia quella cristiana siano indignate all’idea che ora si possa celebrare anche una messa in occasione dei funerali del boia delle Fosse Ardeatine, un essere che non si è mai pentito per i crimini commessi.

Hanno fatto bene il sindaco e la Questura di Roma ma anche il Vaticano a vietare la celebrazione della messa per Priebke in quella città martoriata dai nazisti, sarebbe stata una ulteriore offesa per le famiglie delle vittime delle Fosse Ardeatine.

Lorenzo Lorusso (presidente nazionale dei Finanzieri Democratici