Sarebbe auspicabile quello che propone Sandro Medici in chiusura del suo articolo di ieri: «A Roma sarebbe necessaria una depurazione politica. Un atto di coraggio. Via tutti. La nuova amministrazione si formerà quando possibile etc. etc»; oggettivamente sarei la prima a incoraggiare tutto questo, ma siamo certi che questo sia la manovra giusta in questo momento? Quello che mi preoccupa di più sono i romani. I miei concittadini sono molto cambiati: sono disillusi, arrabbiati, confusi più preoccupati della presenza dei rom che del malaffare diffuso che ci sta veramente derubando da tanto, troppo tempo.

Non credo ci siano le condizioni di maturità politica e sociale per attuare il piano di «azzeramento politico» proposto da Medici; siamo poco consapevoli della realtà che ci circonda bombardati come siamo da informazioni non sempre corrette e che comunque remano in una sola direzione. Le vicende di Mafia Capitale passate, presenti e probabilmente future dovrebbero farci balzare sulla sedia indignati e furiosi, ma sembra che tutto questo non produca nessuna reazione come se la cosa non ci riguardasse, come se fosse qualcosa che non possiamo controllare o cambiare. Credo che il problema sia anche questo: una incapacità dei cittadini o forse un disinteresse nel giudicare i comportamenti di chi chiamiamo a rappresentarci e agire di conseguenza.

Personalmente mi sento una marziana e credo che ci siano molte persone che capiscono il mio stato d’animo, ma credo anche che siamo in pochi. Non sono convinta che mandare via il sindaco Marino oggi possa essere la scelta migliore, forse quello che potrebbe fare è azzerare la sua giunta e permettere l’ingresso di persone che siano al di sopra di ogni sospetto per evitare la paralisi amministrativa che sarebbe il danno più grande per Roma. I partiti che chiedono le dimissioni di Marino, tranne il M5S, sono quelli che hanno sostenuto le elezioni e la giunta Alemanno, indagato per associazione mafiosa. Potremmo rischiare di finire dalla padella nella brace; magari con un sindaco leghista.

I romani da sempre popolo tollerante e accogliente, dietro la spinta di chi soffia benzina sul fuoco, hanno scoperto una vena razzista strisciante e pericolosa. Salvo poi difendersi dicendo: io non sono razzista, sono loro che sono negri.