Secondo Guido Viale, lo spettro in questione deve inquietare noi suffragette/i del «nuovo soggetto politico» o «costituente della sinistra» invece che il neoliberismo egemone. Per evitare il terrificante spettro, Viale propone un modello di “cosa” politica di sinistra, sulla base delle ottime esperienze di «Comitato Beni comuni» e «Acqua Bene comune», certo con la necessità di «strumenti di coordinamento e di comunicazione migliori».

Dunque, come comitati Tsipras a livello territoriale abbiamo contribuito alla elezione di tre deputati nel parlamento europeo. Tre parlamentari che assieme ci scrivono lettere di apprezzamento in cui manifestano il loro sostegno politico ed economico per esortarci a proseguire nel percorso iniziato con la Lista per un’altra Europa con Tsipras. Dunque i nostri rappresentanti nel Parlamento Ue ci chiedono di continuare. Ce lo chiedono anche i rappresentanti legali della Lista? Chi sono? Forse Viale è uno di questi ? I rappresentanti legali della Lista Tsipras quale collante ideologico pensano di dare a questa nuova  forza politica ? Confido ispirati alla Costituzione italiana! Ma con quale modello organizzativo?

Dai proprietari attuali il logo-contrassegno elettorale deve passare di mano e diventare patrimonio degli iscritti del nuovo partito e del suo, pro tempore, legale rappresentante democraticamente eletto.

Nell’ultimo ventennio c’è stata la moda del partito non solo leaderistico ma del padrone per statuto del logo che rappresenta il Partito alle elezioni, con Pannella precursore, poi Berlusconi, Di Pietro, infine Grillo. Certo questa appropriazione indebita è stata possibile perché all’art. 49 della Costituzione in ben trenta anni di governi di centro-sinistra e con un fortissimo PCI all’opposizione, di disegno di legge attuativo dell’art.49 mai nemmeno l’ombra in Parlamento. Viale quando scrive «…evitando strutture pesanti e difficili da ridimensionare» lascia supporre la scelta del tipo di modello organizzativo, temo, sul tipo di quello Radicale di Pannella, composto da tante associazioni autonome, nazionali e/o periferiche, nessuna delle quali può incidere sul potere decisionale del Partito di cui Pannella, senza nemmeno ricoprire la carica di segretario, per atto notarile, è l’unico proprietario del «contrassegno elettorale» per l’uso del quale occorre la sua approvazione.

Non abbiamo bisogno di un Partito volatile per durare. Abbiamo bisogno di un partito che esprima compiutamente la rappresentanza del Popolo della sinistra. Partito che si possa presentare alle prossime elezioni a tutti i livelli, comunali, regionali politiche. L’enigma di chi sarà il padrone del «contrassegno elettorale» e del tipo di organizzazione che si vuole attuare spero venga sciolto il 19 luglio prossimo.

Luigi Fasce, Comitato Tsipras Genova

 

Non mi piace il tono acido di questa lettera. Il mio scopo era intervenire in modo propositivo in un dibattito in corso. Intanto preciso: non ho proposto un «Comitato Beni comuni» (in realtà si chiama Costituente), né l’azienda speciale Acqua Bene Comune di Napoli come modelli di una “cosa”, leggi partito, di sinistra. Ho menzionato queste esperienze come esempi di una fattiva collaborazione tra intellettuali vicini alla lista L’altra Europa e le iniziative di lotta che le hanno promosse. Inoltre, ho sempre sostenuto che l’associazione titolare del logo della lista, di cui faccio parte, non è un organo politico, non può convocare riunioni, produrre documenti, prendere decisioni che non attengano strettamente a questioni amministrative.

L’associazione non è padrona di alcunché, meno che mai dell’organizzazione politica. Anzi, è per ora titolare di un debito di 25-30mila euro (esattamente non si sa, perché stanno arrivando molte multe per affissione abusiva) di cui i suoi soci sono responsabili in solido, e che spero venga ripianato con ulteriori contribuzioni volontarie. Anche io, come tutti, sono e sono stato fin dall’inizio favorevole, quale che ne fosse l’esito elettorale, al proseguimento dell’esperienza nata con la lista.

Ho cercato di spiegare come: mettendo al centro i contenuti programmatici che ho esposto nel mio articolo – che rispecchiano i 10 punti della lista – e articolando il nostro percorso per gruppi tematici di intervento, confronto e riflessione, ovviamente coordinati a livello locale e nazionale. In questo concordo con queste conclusioni dell’assemblea ACT del 29 giugno: «Prima ancora che concentrare il dibattito collettivo sulla costituente di un nuovo soggetto politico è invece necessario praticare la sinistra, dare corpo al percorso comune con un’agenda di lotta e iniziativa, campagne tematiche nazionali ed europee, spazi fisici sui territori e pratiche di mutualismo, formazione e solidarietà attiva. La priorità non è la precipitazione organizzativa, ma il precipitarsi sui territori. Non il soggetto politico organizzato, ma lo spazio pubblico dell’alternativa, non una costituente ma una piattaforma d’azione».

Dunque, lo spettro di cui parlo è quello di chi mette l’organizzazione, o il partito, o la sua «costituente», davanti ai compiti politici che ci aspettano.

Guido Viale