Con l’impennata dei casi di Covid-19, che non accenna a fermarsi, i cittadini e le cittadine sono chiamate ad altri sacrifici. Questo succede perché nella fase di lenta risalita, nonostante le risorse assegnate alle regioni, non sono state potenziate le capacità di tamponamento e tracciamento dei servizi sanitari territoriali. Ciò ha determinato un incremento del contagio, dei ricoveri e poi dei decessi e ora la risalita è ormai incontrollata.

Questo è accaduto anche perché il Governo non ha saputo o voluto condurre una strategia unica e unitaria per interrompere le catene del contagio e per circoscrivere la pandemia.

Questo è anche il frutto amaro della folle strategia di non voler interrompere, almeno in questa fase, quella autonomia spinta dei servizi sanitari regionali, che prelude alla futura Autonomia Differenziata, anche quando tutte le condizioni richiederebbero compattezza e unità di intenti a livello almeno nazionale.

Ci rifiutiamo di accettare che la linea di difesa sia data ormai per saltata e sentiamo il dovere di insistere perché si intraprenda la ricerca sistematica dei positivi e della catena dei contatti tramite uno sforzo straordinario di tamponamento e tracciamento. Sappiamo che ciò comporta un grosso carico in risorse, tamponi, reagenti, laboratori che non ci sono a sufficienza.

Si può però rimediare. Se gli operatori non sono sufficienti, si formino squadre di volontari, specializzandi, studenti. Se mancano materiali e laboratori si requisiscano quelli privati idonei. Se mancano i tamponi, si facciano prima i test sierologici e poi si confermino con i tamponi.

Ma si agisca.

L’autore è presidente di Medicina Democratica