La fine ingloriosa del quotidiano l’Unità ad opera dell’attuale dirigenza del Partito democratico, può sconcertare e rattristare ma è, purtroppo, la manifestazione paradigmatica della volontaria cesura con le proprie radici; cesura peraltro accettata, se non favorita, anche da quanti e quante hanno vissuto in prima persona quella storia.

Ma ciò che indigna maggiormente, però, è il fatto che, con la chiusura del sito del giornale, non è più accessibile l’archivio digitalizzato del quotidiano fondato da Antonio Gramsci.

E’ una perdita che non riguarda solamente gli storici ed i ricercatori che si vedono privati di una risorsa facilmente accessibile per i loro studi.

La cancellazione della memoria colpisce tutti e tutte noi: discendenti di chi quel giornale lo leggeva, lo diffondeva, lo sosteneva. Notizie di storia politica e sindacale locale, resoconti di feste di Partito, di riunioni di sezione, elenchi di sottoscrizioni, commemorazioni, annunci di matrimonio, necrologi. La microstoria di una comunità diffusa cancellata d’un colpo solo! Dei comunisti e delle comuniste del Pci non deve rimanere nemmeno il ricordo evidentemente!

Il Ministro dei beni Culturali, Dario Franceschini, potrebbe almeno adoperarsi per salvare l’archivio digitalizzato del quotidiano? O anche per lui quel patrimonio storico-culturale non è meritevole di tutela?

Marina Romi, Trieste