Chiunque, anche l’autore del più grave dei delitti, preso in carico da rappresentanti dello Stato, deve ricevere un trattamento che ne tuteli la dignità e i diritti.

Le garanzie previste in uno Stato di diritto non conoscono eccezioni e chi ha il monopolio legale dell’uso della forza non può abusarne in alcun modo.

L’articolo 13 della nostra Costituzione fa di queste garanzie l’argine invalicabile posto a tutela delle persone sottoposte a restrizione della libertà.

Anche nei momenti più bui della storia di questo Paese, l’azione della magistratura nelle indagini e nei processi e delle forze dell’ordine in tutti gli interventi a tutela della collettività ha garantito la risposta forte della democrazia, che rimane fedele a se stessa solo con la tenuta delle garanzie e di tutti i principi dello Stato di diritto.

È quanto sanno e hanno ribadito nel loro intervento i vertici dell’Arma dei Carabinieri, che hanno stigmatizzato le immagini della persona fermata ammanettata e bendata e la loro diffusione, preannunciando provvedimenti a carico dei responsabili.

È invece preoccupante constatare che, attraverso le parole del Ministro dell’Interno, si banalizzi il rispetto delle garanzie e si finisca per accreditare pericolose distorsioni.

E che, ancora una volta, la politica possa trarre motivi di propaganda da una terribile vicenda per indire un grottesco referendum all’insegna del “con chi stare”.

La magistratura sta sempre dalla parte dei valori costituzionali dello Stato di diritto e la giurisdizione deve restare un baluardo insuperabile a difesa dei diritti di tutte le persone e di tutela delle garanzie e dei principi del giusto processo.

Compito di tutta la comunità dei giuristi di questo Paese è quello di far comprendere oggi alla collettività che sul rispetto diritti e delle garanzie si misurano la qualità e l’effettività di un ordinamento democratico.