Gentile direttrice, ho letto con interesse l’articolo sul manifesto di domenica 2 ottobre, dal titolo «Classifiche globali truccate per creare atenei “eccellenti», a firma di Giuseppe De Nicolao, che riporta parte di un commento da me rilasciato all’agenzia Ansa in merito all’edizione 2016 della classifica «World University Ranking» redatta dalla rivista «Times Higher Education». Nel commento definivo il piazzamento della Scuola Normale  «valutazione oggettiva».
Senza entrare nel dettaglio dei rilievi espressi contro i criteri e le finalità di tali graduatorie, che tra l’altro ritengo, almeno in parte, condivisibili, mi preme precisare che il termine «oggettivo» si riferiva non alla classifica in sé e ai meccanismi adottati, ma al fatto che la valutazione fosse esterna alla Normale.

Appare infatti significativo che il «World University Ranking», assolutamente estraneo alla Scuola Normale (così come a ogni altro Ateneo italiano), confermi per il terzo anno consecutivo la prima posizione della Scuola Normale tra le Università Italiane, pur utilizzando metodi valutativi che hanno penalizzato nel tempo la stessa Scuola, come ricorda anche l’autore dell’articolo.

Come ho avuto occasione di ribadire in numerosi miei interventi, il tema dei criteri da utilizzare per una valutazione più attenta e realistica delle eccellenze rimane comunque ineludibile.

E questo è tanto più vero per le «humanities», che sono oggettivamente penalizzate dai criteri di cui sopra e che la Scuola Normale, unica tra le Scuole Superiori a Ordinamento Speciale, ritiene invece parte fondante e irrinunciabile del proprio patrimonio scientifico didattico e culturale.

I più cordiali saluti.

L’autore è Direttore della Scuola Normale Superiore