Egregio Direttore,
La Reale Ambasciata dell’Arabia Saudita a Roma si pregia con la presente trasmettere un chiarimento in merito all’articolo del Sig. Karim Metref, pubblicato da Il Manifesto in data 6 Febbraio 2015, alla pagina 15, nel quale vengono riportate informazioni errate sul compianto Re Abdullah bin Abdulaziz e sulla casa Reale saudita.

Durante la decennale reggenza di Re Abdullah, iniziata nel 2005, l’Arabia Saudita ha attraversato un periodo di importanti riforme di natura economica, sociale, sanitaria, formativa e infrastrutturale, che hanno comportato notevoli cambiamenti in tutto il Regno, migliorando sensibilmente il tenore di vita dei cittadini. E’ degna di nota la priorità che il compianto Re ha posto sulla formazione dei cittadini sauditi, aumentando il numero degli atenei universitari, favorendo l’accesso all’istruzione superiore a studenti provenienti da tutte le aree del Paese e conferendo borse di studio per l’estero a più di 80.000 sauditi, di cui il 30 per cento donne.

Sotto il Regno di re Abdullah, le donne saudite hanno infatti visto un crescente inserimento nel tessuto sociale del Paese, ottenendo il diritto di voto attivo e passivo, sia alle elezioni municipali che alle elezioni per il Consiglio Consultivo nazionale (Maj1is Al Shoura), che ha consentito loro di ricoprire cariche ministeriali. Nello stesso spirito innovativo, il compianto Re ha approvato la storica riorganizzazione del sistema giudiziario dell’Arabia Saudita introducendo il principio di elezioni democratiche per la consultazione amministrativa. A livello globale, l’azione diplomatica di Re Abdullah si è distinta per le ambiziose iniziative volte al perseguimento della pace, la stabilità e la sicurezza nel mondo, come il lungimirante progetto di pacificazione per la soluzione del conflitto araboisraeliano approvato al vertice di Beirut del 2007, e le numerose iniziative internazionali per la promozione del dialogo interreligioso e per la lotta contro il terrorismo internazionale che hanno portato, nel 2011, sia all’istituzione del Centro Internazionale Re Abdullah per il Dialogo Interreligioso e Interculturale (Kaiciid) con sede a Vienna, che alla fondazione del Centro Antiterrorismo delle Nazioni Unite (Uncct) a New York.

In conclusione, non è possibile qui citare tutte le opere compiute dal Re Adullah Bin Abdulaziz. E’ tuttavia lecito constatare che l’autore del succitato articolo non sia aggiornato sul processo di sviluppo lanciato e guidato da Re Abudullah e che l’ingiusta descrizione, ivi proposta, nasconda preconcetti che impediscono uno sguardo veritiero sullo stato di benessere, sicurezza e stabilità di cui, oggi, i cittadini sauditi possono godere, grazie anche alla straordinaria guida del compianto Re Adullah Bin Abdulaziz.

Reale Ambasciata della Arabia Saudita

La risposta di Karim Metref

Ringrazio l’ambasciata dell’Arabia Saudita per la risposta puntuale. Hanno citato molte cose realizzate dal «compianto» defunto. Tutte cose che, nella sua infinità bontà, il defunto e chi per lui ha ben voluto realizzare con una piccola parte delle enormi entrate in petrodollari proprietà del popolo saudita. Il resto è andato nelle tasche della multimiliardaria famiglia regnante.

Strano che tra le tante realizzazioni non ci sia nessun riferimento alla promozione delle libertà individuali e collettive.

Strano per un paese che è pronto a investire tanto per la «libertà» in Libia, in Siria e in altre parti del mondo.

karim metref