ReCommon lancia il webdoc “L’Inganno”, realizzato con la collaborazione dei video-maker lucani Salvatore Laurenzana e Mimmo Nardozza e del cartoonist Giulio Giordano. Un prodotto multimediale che racconta tramite video, testi, fotografie e animazioni il vero volto dello sfruttamento petrolifero in Basilicata, regione dove sono presenti due centro oli – quello di Eni in Val d’Agri e quello di Total di Tempa Rossa – e i giacimenti petroliferi sono considerati i più ricchi su terra ferma di tutta Europa.

PER VEDERE IL WEBDOC: https://inganno.recommon.org/

Il webdoc si concentra in particolare sugli impatti su acqua, terra e aria legati alle attività di estrazione petrolifera, dando voce alle reti e alle associazioni locali che da anni denunciano le conseguenze sulla salute e l’ambiente della corsa all’oro nero e che da quasi un lustro ReCommon sostiene da vicino.

“Pensiamo che il webdoc sia uno strumento molto utile a disposizione delle comunità lucane per comprendere quali sono i reali effetti dello sfruttamento petrolifero sui loro territori, ma anche per tutta la popolazione italiana per rendersi conto che il più grande giacimento su terra ferma d’Europa porta con sé tante ombre di cui si parla fin troppo poco” ha commentato Luca Manes di ReCommon.

La pubblicazione del webdoc avviene alla vigilia dell’udienza preliminare del procedimento nei confronti dei manager Eni accusati di disastro ambientale in relazione all’enorme sversamento di 400 tonnellate di greggio occorso nel 2017 al Centro Olio Val d’Agri (COVA). L’impianto fu chiuso per circa tre mesi e l’azienda ha successivamente comunicato di aver recuperato quasi interamente la quantità di greggio dispersa nei terreni nei pressi del COVA.

Val la pena ricordare che lo scorso marzo, nell’ambito del cosiddetto processo Petrolgate tenutosi a Potenza, l’Eni è stata condannata in primo grado per traffico illecito di rifiuti prodotti dal Centro Olio di Viggiano e smaltiti in impianti di depurazione su territorio nazionale.

La compagnia dovrà pagare una sanzione di 700mila euro, oltre a vedersi confiscare 44,2 milioni di euro. Ruggero Gheller, Nicola Allegro, Luca Bagatti, Enrico Trovato, Roberta Angelini e Vincenzo Lisandrelli, figure apicali dell’azienda nella gestione dell’impianto in Val d’Agri, sono stati condannati a pene detentive fino a due anni. Un anno e sei mesi è stato inflitto all’ex dipendente della regione Basilicata Salvatore Lambiase. L’Eni e i sette imputati dovranno risarcire i danni, patrimoniali e non, alle 278 parti civili riconosciute nel procedimento.