Ho quasi 27 anni, sto per terminare la Laura Magistrale in Gestione e Valorizzazione del Territorio a «La Sapienza» di Roma. Vorrei descrivere la situazione paradossale in cui mi sono ritrovato volendo definire il mio Isee per pagare le tasse universitarie. Quest’anno le regole per definire l’Isee sono cambiate. Il primo problema che riscontro riguarda la mole dei dati necessari per poter definirlo.

Quest’anno quindi, oltre ai redditi e alle proprietà del nucleo familiare, vengono richieste anche:

  1. Giacenze medie annue dei conti correnti di tutti i componenti.
  2. Targhe delle automobili possedute da tutti i componenti.
  3. Redditi di due anni addietro e, dulcis in fundo, le stesse informazioni riguardanti mio padre, che però non appartiene più al nucleo familiare da 20 anni, cioè da quando lui e mia madre hanno divorziato.

Ora, tutto ciò potrebbe sembrare giusto. Anzi, lo è. Lo stato raccoglie informazioni, le incrocia e cerca di scoprire gli evasori. Se non fosse che la mia università preveda che le riduzioni per le tasse siano previste per famiglie con redditi fino a 99.000 Euro.

Quindi chi come me ha un reddito medio (mia madre è una professoressa delle scuole medie e mio padre un artigiano) è costretto a richiedere un mucchio di dati tra banche e commercialisti, con relativa perdita di tempo.

Chi invece guadagna dai 99.000 Euro in su non è tenuto a dichiarare nulla. Come a dire che gli evasori si annidano più nella classe «media» che in quella «alta». Come a dire che lo stato cerca gli evasori tra chi possiede una utilitaria invece che tra chi possiede una Ferrari.

Si potrebbe obiettare che la classe «media» sia la maggior parte della popolazione e che quindi per questioni economico-probabilistiche sia più conveniente indagare su questa fascia di popolazione.

Ma il problema è proprio questo. La classe sociale che fa andare avanti lo stato è quella più tartassata. Lo stato italiano continua ad esistere perché tartassa la classe «media». Vorrei sottolineare inoltre che la mia università, per il pagamento delle tasse, prevede questa divisione per i redditi: 34 fasce da 3.000 Euro l’una.

Quindi la prima fascia è da 0 Euro a 3.000 Euro, la seconda da 3.001 Euro a 6.000 Euro e così via fino a 99.000. Chi guadagna intorno ai 20.000 Euro l’anno paga una tassa annua di circa 700 Euro. Chi guadagna intorno ai 40.000 Euro l’anno paga una tassa annua di circa 1000 Euro. Chi guadagna intorno agli 80.000 Euro l’anno paga una tassa annua di circa 2.350 Euro. Con una semplice proporzione quale: 700 / 20.000 = 1/28 e 2350/80.000 = 1/34.

Si può capire che l’università è in proporzione più costosa per chi è più povero! Non è paradossale tutto ciò? Sarebbe paradossale se fosse un caso, una coincidenza. Invece tutto ciò è stato studiato e realizzato dalla cosiddetta «classe dirigente». Se il loro piano è quello di trasformare l’Italia sempre più in un feudo medievale, popolato da bifolchi poveri e ignoranti, dominati da una classe di bifolchi ignoranti ma straricchi, beh, ci stanno riuscendo benissimo.

Tiberio Flammia

L’ufficio stampa dell’università Sapienza di Roma ci scrive:

L’Isee e La Sapienza

In merito alla lettera «Il rebus del nuovo Isee» pubblicata il 2 gennaio scorso, desideriamo rassicurare lo studente della Sapienza su alcuni punti.

Innanzitutto il sistema di tassazione menzionato nel testo non è più in vigore dall’anno accademico 2014-2015: la Sapienza infatti, proprio per garantire una maggiore equità contributiva, ha eliminato le 34 fasce di contribuzione e ha introdotto un modello che consente di determinare l’ammontare da pagare in ragione del proprio valore Isee.

In questo modo ciascuno studente avrà un importo “personalizzato”.

L’obbligo di effettuare il calcolo dell’Isee riguarda solo coloro che intendono usufruire delle agevolazioni contributive, mentre chi ha un reddito alto (superiore ai 100.000 euro) o non dichiara, paga le tasse per intero.

Da quest’anno accademico inoltre, la Sapienza ha scelto di ridurre del 20% l’importo annuale delle tasse, partendo prima di tutto dalle fasce più disagiate (con Isee fino a 20.000 euro) che rappresentano circa un terzo degli studenti iscritti (per esempio chi ha un Isee di 20.000 euro paga ora circa 500 euro anzichê 630) e si riserva di estendere progressivamente questa agevolazione alle altre fasce.

Ufficio stampa e comunicazione SAPIENZA, Università di Roma