“Sei F-35 caccia stealth israeliani sono atterrati in Italia la scorsa settimana per prendere parte a un’esercitazione aerea di due settimane in Italia, Falcon Strike 2021È la prima volta che il velivolo volerà a fianco di aerei F-35 di altri tre paesi… Israele, USA, Regno Unito e Italia”. Questo si legge sul sito di assopacepalestina.org.

Una grande esercitazione con la presenza di F-35 Israeliani, usati anche per bombardare Gaza qualche giorno fa. Il tutto avviene in Sardegna. Dove eravamo stati come Pax Christi per la Marcia della pace il 31 dicembre 2019, e avevamo incontrato, nei giorni precedenti, tante associazioni e movimenti che lottano per la pace, contro la produzione delle bombe RWM ma anche contro la grandissima invasione militare dell’Isola. Il 60% delle Basi militari sul suolo italiano sono in Sardegna.

Lo scrivevamo su Mosaico di pace del febbraio 2020: “Sono oltre 35 mila gli ettari di territorio sardo sotto vincolo di servitù militare. In occasione delle esercitazioni viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta, uno specchio di mare di oltre 20 mila chilometri quadrati, una superficie quasi pari all’estensione dell’intera Sardegna” (Fonte: Sito internet della Regione Autonoma della Sardegna).

E cosi da alleati diventiamo anche complici?
A fianco di chi ha ancora i motori caldi per aver bombardato Gaza. Da quanto tempo denunciamo la follia del progetto F-35? Non c’è lo spazio ora per riprendere tutto quello che è stato detto in questi anni contro la follia del progetto F-35. C’è una campagna, basta andare sul sito retepacedisarmo.org
E sappiamo che i nostri aerei da guerra andranno anche alla base di Ghedi, predisposti per le nuove bombe nucleari B 61-12. È proprio il caso di dire che “non guardano in faccia a nessuno”.  Eh già… perché quando bombardi con questi aerei mica vedi in faccia le persone che colpisci. Sono obiettivi indicati da un anonimo schermo di un computer. Altissima tecnologia, infatti un F-35 costa circa 150 milioni di euro. Ma la faccia non la vedi. Non vedi il volto dei bambini di Gaza, di Kabul, di Baghdad o di qualsiasi altro luogo dove sei “in missione”. Così come il pilota di Hiroshima non ha visto in faccia le persone annientate dalla sua Little Boy. E non ha visto la faccia delle 400 persone carbonizzate, donne e bambini, chi lanciato, da alcuni Km di distanza, la bomba che ha colpito il rifugio antiaereo nel quartiere di Al-Amirya a Bagdad, il 13 febbraio 1991.
Forse è il caso di “guardare in faccia” anche a questi dati.

“Le statistiche dei morti tra i militari americani in servizio mostrano per il 2010, ed è il secondo anno di fila, che il numero dei soldati che si sono tolti la vita è più alto di quelli caduti in guerra in Iraq e in Afghanistan, 468 contro 462…. un soldato americano muore ogni giorno e mezzo, in Iraq o in Afghanistan, e i veterani si suicidano ad un tasso di uno ogni 80 minuti. Ci sono ogni anno circa 6500 veterani che si tolgono la vita, e sono più del numero totale di militari uccisi mentre erano in missione in Iraq o in Afghanistan fin dall’inizio delle due guerre” (Glauco Maggi, La Stampa 15.04.2012).

Forse è il caso di cominciare a guardare in faccia la realtà, le persone, le vittime.
Altrimenti tutto diventa asettico e non ci sarà molta differenza tra esercitazione e guerra vera. La differenza la fanno le vittime che hanno un nome e un volto, a cui bisogna guardare in faccia. Quei nomi e volti che dovrebbero essere mostrati non solo ai piloti, ma a tutti i comandanti, ai ministri (anche al nostro ministro Lorenzo Guerini), ai governi, ai grandi trafficanti di armi. A tutti quelli che, in modi diversi, la guerra non la ripudiano e vanno avanti senza guardare in faccia a nessuno.

Lo sappiamo: “Occhio non vede, cuore non duole”. Ma poi, qualche occhio vede…?

 

*Coordinatore nazionale di Pax Christi