Gentile Rettore Eugenio Gaudio, prorettore alla Ricerca Teodoro Valente e membri del Senato Accademico di Sapienza Università di Roma

Le dottorande e i dottorandi del 33°, 34° e 35° ciclo dottorale di Sapienza Università di Roma in questi mesi si sono riuniti per discutere collettivamente gli effetti della pandemia e del lockdown sui propri percorsi di ricerca e sulla stesura della tesi. La spinta al confronto è emersa come esito positivo della delibera con cui il Senato Accademico, nella seduta del 26 maggio 2020, ha incaricato il Magnifico Rettore Prof. Eugenio Gaudio affinché si facesse portavoce presso il Ministero Università e Ricerca e la CRUI di alcune prime fondamentali istanze sollevate da dottorandi, assegnisti, borsisti e ricercatori Sapienza in una lettera presentata al Senato stesso il 4 maggio.

La congiuntura internazionale del COVID-19 ha costretto la maggior parte dei dottorandi ad un’interruzione delle attività di ricerca sotto molteplici e fondamentali aspetti: ricerca sul campo; accesso ai laboratori, missioni all’estero, lettura, schedatura e consultazione di fonti d’archivio o di altri materiali indispensabili; spoglio delle pubblicazioni non recenti come nel caso dei periodici e delle fonti testuali non digitalizzate; compilazione di appunti e bozze necessari alla stesura della tesi o di altre pubblicazioni connesse all’esercizio della formazione dottorale; partecipazione a convegni, seminari, workshop formativi, ecc. Il diritto all’accesso e/o alla fruizione ne risulta gravemente compromesso.

Se il governo nel Decreto Rilancio ha annunciato una proroga retribuita di due mesi per i dottorandi con borsa del 33° ciclo, resta ancora incerta la situazione per coloro che non percepiscono la borsa di studio e per gli ex art. 5 e 6, così come appare non siano state decretate forme di tutela dei percorsi di ricerca per i dottorandi dei cicli 34° e 35°. Inoltre, la stessa proroga di due mesi si è rivelata uno strumento insufficiente a garantire il normale sviluppo dei propri progetti di ricerca ai dottorandi del terzo anno, giacché, anche nei mesi compresi fra maggio e settembre 2020, l’accesso al campo, agli archivi, alle biblioteche, vale a dire all’insieme di quegli “strumenti” che sono essenziali allo svolgimento del lavoro di ricerca, resterà fortemente limitato se non di fatto interdetto.

Riteniamo quindi necessaria l’estensione della proroga retribuita con fondi pubblici a sei mesi e a tutti e tre i cicli (33°, 34° e 35°) nel caso dei dottorandi borsisti, e chiediamo altresì il riconoscimento ai dottorandi ex art. 5 e 6 e senza borsa di una proroga anch’essa di sei mesi, sollecitando il governo a prevedere misure di tutela e sostegno economico specifiche per questa ultima categoria già discriminata dalla normativa vigente. Riteniamo inoltre che tali misure di sostegno da parte del governo non debbano avere ricadute negative sulla valutazione dei singoli dottorandi e dei programmi di dottorato a cui afferiscono. Infine, convinti della necessità di democratizzare il sistema della ricerca e di liberarlo da logiche di tipo aziendalistico, proponiamo la sospensione della VQR 2015-2019. Consideriamo infatti un grave errore la scelta da parte del MUR e dell’ANVUR di non riconoscere l’attuale, oggettiva impossibilità al normale funzionamento del sistema universitario e, conseguentemente, al normale svolgimento dell’attività di ricerca al suo interno.

Chiediamo che il Senato Accademico si esprima a sostegno delle nostre istanze e che il Magnifico Rettore Prof. Eugenio Gaudio se ne faccia portavoce presso la CRUI e il MUR.