All’improvviso, parte della classe politica e della società ricorda che la Scuola è importante, anzi essenziale per la vita di un Paese e che essa va assolutamente riaperta in presenza. A tutti i costi. Anche a costo di mettere a repentaglio la nostra salute e quella dei nostri studenti, per poi, probabilmente, chiudere di nuovo dopo dieci giorni. Ebbene, noi docenti dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia vogliamo certamente tornare a scuola in presenza, ma in un contesto sicuro e che garantisca stabilità e continuità nel tempo.

Poiché l’intenzione non è quella di fare pura polemica, ci concentreremo su ciò che si può fare ora, in tempi stretti, invece che dire tutto ciò che andava fatto per tempo e glisseremo, dunque, sul fatto che si doveva intervenire prima (già la scorsa estate!) sul sistema dei trasporti e sullo scaglionamento delle altre attività lavorative o sul fatto che si dovevano assumere più docenti e individuare altri spazi per la scuola.

In corrispondenza della chiusura per le festività natalizie, è arrivata la notizia che il 7 gennaio si sarebbe tornati in presenza, almeno per il 75% della popolazione scolastica, poi ridotta al 50% almeno nella settimana da 7 al 15 gennaio dal Ministero della Salute. Sono state promesse soluzioni flessibili, da valutare territorio per territorio ed il Governo ha affidato alle Prefetture il ruolo di coordinare i lavori dei tavoli locali. Ai tavoli prefettizi, tuttavia, non sono stati sempre invitati coloro che nella Scuola lavorano tutti i giorni e che la gestiscono anche nelle attuali condizioni di emergenza.

Dal Prefetto della provincia di Roma sono arrivate disposizioni che sono vigenti per l’intera area della Città Metropolitana e che non tengono conto di quanto sia disomogenea la situazione all’interno di essa: le scuole, i numeri, i trasporti e le relative problematiche delle cittadine della provincia non sono sicuramente gli stessi della Capitale, ma nonostante questo difetto di fondo, spetta ai DS darsi da fare e a nulla sono serviti né il comunicato dell’Associazione Nazionale Presidi, che ha messo in evidenza le criticità insormontabili che l’ordinanza prefettizia comporta sull’organizzazione scolastica, né i dati specifici raccolti per chiedere deroghe dai singoli dirigenti scolastici.

Vengono dunque imposti:

scaglionamento con due fasce orarie di entrata (le 8 e le 10) e – conseguentemente – di uscita;

lezioni fino al sabato;

scuole aperte, dunque, 6 giorni a settimana, con classi che frequentano però 5 giorni.

Tutto ciò, per risolvere problematiche esterne alla Scuola, perché relative ai trasporti. E la Scuola, oggi tanto conclamata come organo Costituzionale essenziale per la vita del Paese, in realtà è ancora una volta ridotta ad essere la ‘Cenerentola’ costretta a pulire la polvere che altri, per anni, hanno nascosto sotto un tappeto. Le conseguenze di queste decisioni sono evidenti in più ambiti.

In quanto all’orario delle lezioni, complessivamente, si segnalano queste problematiche:

adattarlo nel modo richiesto è un lavoro improbo, che deve essere fatto da capo poiché non si può sfruttare quanto già fatto più volte nel corso di quest’anno scolastico;

probabilmente, esso varierà ancora, con il variare della situazione epidemiologica. Si tratta di una situazione che rende precaria, poiché impossibile da progettare a lungo termine, oltre le due settimane, sia la didattica delle singole discipline che la maturazione di un metodo di studio pianificato da parte degli studenti.

In quanto agli studenti, soprattutto per coloro che inizieranno le lezioni alle 10, che usciranno da scuola nel migliore dei casi tra le 15 e le 16, si verificheranno le seguenti condizioni:

ritorneranno a casa a pomeriggio inoltrato, con conseguente sconvolgimento dell’organizzazione familiare, in particolare per i genitori lavoratori degli studenti pendolari;

dovranno consumare un pasto poco sano, probabilmente ridotto ad un panino mangiato al proprio banco (vista l’assenza di mense o altri locali idonei);

saranno privati di un tempo studio degno di questo nome, lungo quanto occorre, organizzato secondo i propri bisogni e le proprie attitudini ed efficace ai fini dell’acquisizione delle competenze;

saranno privati di un tempo libero nel pomeriggio, da organizzare autonomamente e opportunamente in relazione al tempo studio;

saranno privati dell’opportunità di seguire quelle attività pomeridiane, organizzate dalle scuole in questa fase anche a distanza, che sono parte integrante dell’offerta formativa e sono necessarie al recupero e al potenziamento delle competenze;

In quanto al personale:

ATA e docenti vedranno sconvolto il proprio orario di lavoro, con conseguenze che si fanno particolarmente gravi per i lavoratori pendolari a causa del rientro a casa spostato molto in là nel corso della giornata;

i docenti si troverebbero a:

essere costretti ad un orario spalmato su 8 ore o più, con ore di inattività dovute alle difficoltà nel compattamento dell’orario;

in gran parte dei casi, non avere spazi sicuri nell’edificio scolastico ove stazionare, in tali ore “di buco”, per dedicarsi alle attività imprescindibili connesse alla funzione docente (studio, progettazione delle lezioni, correzione degli elaborati);

le attività collegiali, (e – a volte – anche quelle scuola-famiglia) verrebbero effettuate in tarda serata e/o su più giorni.

Per questi motivi riteniamo che le condizioni imposte al mondo della Scuola per garantire il diritto allo studio di studenti e studentesse, in realtà vadano a lederlo in alcuni degli aspetti fondamentali e vadano inoltre a ledere i diritti di docenti e collaboratori, in quanto lavoratori, e il benessere di tutte le parti in causa, incluse le famiglie; sottolineiamo, inoltre, che tutto questo accade per ragioni puramente legate alla reiterata disorganizzazione altrui.

Riteniamo, dunque, che rispetto ad un rientro in presenza poco efficace a livello didattico e male organizzato poiché riflesso, e “ultimo anello della catena”, di ciò che accade FUORI dalle scuole, la soluzione sia DARE PRIORITÀ ALLE ESIGENZE DELLA SCUOLA, salvaguardando l’autonomia scolastica nell’organizzazione e attuazione delle direttive ministeriali, facendo ora ciò che si sarebbe dovuto fare a settembre:

potenziamento del sistema dei trasporti, ma adattando essi al funzionamento della scuola, e non viceversa;

campagna di tamponi da fare a tutto il mondo della scuola, studenti, docenti e personale ATA, PRIMA del rientro in presenza e periodicamente;

presenza di presidi sanitari in ogni scuola;

dopo la ripartenza, tracciamento prioritario dedicato al mondo scuola tramite potenziamento dei percorsi dedicati per l’accesso al tampone;

priorità al personale della scuola nella campagna di vaccinazione su base volontaria, così come si è deciso giustamente di fare per altre categorie che lavorano in altri ambiti ritenuti “strategici”: se la scuola è essenziale e strategica per il futuro della nostra nazione come si dice in questi giorni, lo si dimostri anche in questo.

Alaia Antonia Angela
Alciati Vanessa
Andolfi Angela
Barbati Maria Rosaria
Bisconti Rosaria
Borraccetti Valentina
Briguglio Miuccio Tiziana
Bagordo Giovanni Maria
Cacioppo Antonella
Calarco Maria
Capuano Amelia
Carroccio Andrea
Carsetti Laura
Caserio Lucia
Castaldo Antonietta
Ceccarelli Claudia
Cervoni Beatrice
Ciammaruconi Patrizia
Ciccolini Massimo
Clémence Moreau
Clementelli Francesca Romana
Colangelo Donata Maria
Corrado Pisanu
De Cillis Ada
De Rosa Anna Lia
De Rosa Francesca
De Salvo Angela
Di Bona Immacolata
Di Fazio Antonella
Di Lisa Antonio
Di Tella Luana Alfonsina
Eramo Fabio
Falcinelli Maria Grazia
Fanfarillo Daniela
Filosa Alba
Edoardo Ferrini
Fiorese Giuliano
Franceschini Maria Letizia
Gabbarrini Nadia
Gabriele D’Angeli
Galzerano Manuel
Garofalo Maurizio
Garzillo Valentina
Giuseppe Savastano
Imbò Maria
Isopo Alessandro
Lombardi Stefano
Luzi Cristiana
Mambelli Lorella
Manco Marco
Manzi Maria
Annarita Morelli
Mazizene Nacera
Mecca Salvatore
Mele Miriam
Mondelli Rosa Angela
Nacinelli Barbara
Napoli Lucrezia
Nigro Marcella
Panaro Maria
Parravicini Antonella
Peduto Anne Marie
Penge Sandra
Perillo Concetta
Ponente Pier Paolo
Ponziano Adriana
Porciello Fidia Adriano
Proietti GiorgiQuercia Emanuela
Randazzo Paolo
Renzi Lorella
Ricci Marco
Rossi Sabrina
Rustemi Vetiola
Sabbatino Maria Teresa
Sartorato Patrizia
Scacciafratte Antonella
Scarafile Simona
Scartozi Margherita
Scolieri Elisabetta
Severi Patrizia
Sgandurra Mariafrancesca
Sonia Feliziani
Spagnolo Antonio
Spreafico Roberta
Talone Massimo Joao
Tessitore Cecilia
Venditti Antonella
Vozza Alessandra
Zadra Barbara
Zanoni Luca