Ho letto venerdì 17 aprile (data da rifuggire) un articolo sull’elezione del nuovo presidente di Confindustria intitolato “Trionfa il falco Bonomi” con un occhiello non equivoco sul modello Lombardia che avrebbe vinto e le lodi della destra per gli attacchi al governo e al sindacato.

Ho letto con sufficiente attenzione il discorso di Bonomi e mi è parso condivisibile la richiesta di non perdere tempo e il richiamo alla politica di assumere la responsabilità delle decisioni per “riaprire in sicurezza”.

Mi pare assai persuasivo l’attacco al governo latitante su decisioni improcrastinabili: “Non abbiamo ancora dispositivi di protezione distribuiti in massa, non abbiamo tamponature a tappeto, non abbiamo indagini a cluster della popolazione sui contagi, né test sierologici sugli anticorpi, né tecnologie di contact tracing. Su queste basi abbiamo bisogno di una diagnostica precoce che ci consenta riaperture estese, sulla base di misure restrittive concentrate, invece, dove servono e sono giustificate”.

Mi provoca addirittura entusiasmo la denuncia dei ritardi attribuita ai troppi tecnici che si aggirano a Palazzo Chigi: ”Vanno benissimo i comitati di esperti, ma la loro proliferazione dà il senso della politica che non sa dove andare e non ha idea della strada che deve percorrere questo Paese. Aprirne uno a settimana senza chiare attribuzioni non può essere uno scudo dietro cui nascondersi”.

Non credo di essere il solo che si chiede che senso abbia affiancare all’Istituto Superiore di Sanità il Consiglio Superiore di Sanità. Misteri dei ministeri, scrisse sarcasticamente Augusto Frassineti.

Mi sono ricordato anche di avere letto le relazioni di Bonomi come Presidente di Assolombarda nel 2017 e nel 2018; mi paiono ancora dense di politica con quel richiamo alla responsabilità del futuro.

L’analisi era stata esposta nella cornice del Teatro della Scala definito il simbolo di Milano. “Qui nacque il Risorgimento. Qui intorno a Toscanini, si coltivò l’antifascismo. Qui, dopo i bombardamenti, rinacque Milano”.

Aggiungo che per volontà e scelta del Sindaco socialista Greppi la ricostruzione della Scala ebbe la priorità, per il valore della cultura e della identità cittadina.

Riassumo i punti di riferimento essenziali dell’intervento di Bonomi tenuto il 21 novembre del 2018 dopo le elezioni del 4 marzo: “E’ avvenuta nel volgere di pochi mesi una trasformazione profonda del senso di sé e della volontà reattiva degli italiani”; veniva segnalata con preoccupazione la ripulsa verso la democrazia rappresentativa, verso i fondamenti garantisti della giustizia e la sfiducia nella scienza. Veniva rivolto l’invito a una sfida culturale di ampio respiro come dopo il 1945 per salvare le Istituzioni dal clima di odio e far rinascere uno spirito pubblico vincente e non vinto con un richiamo alle grandi ambizioni e al valore dell’utopia. Infine veniva richiesto l’obbligo per i ceti dirigenti di imporre il linguaggio della civiltà, senza alimentare le paure per sfruttarle a fini di consenso.

Certo siamo in un momento diverso e più drammatico e lo stato d’eccezione e la messa in secondo piano dei principi fondamentali della Costituzione e delle regole dello stato di diritto impongono un altro passo.

Occorre costruire un movimento che non si faccia rinchiudere in casa e che imponga le riforme e le trasformazioni necessarie per non tornare alla normalità che ha costruito le condizioni del disastro economico e sociale, a cominciare dalla sanità.

L’agenda del cambiamento deve essere scritta da molti soggetti incredibilmente afoni. Sindacato, associazioni, movimenti devono prendere parola e scendere in campo.

Il confronto con Confindustria deve essere serrato ma su obiettivi puntuali. L’egemonia si gioca oggi, nel pieno della crisi.