L’associazione “The Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e del Mediterraneo” chiede che Autorità di Sistema Portuale e Guardia Costiera diano una risposta alle richieste di informazioni circa armamenti e munizioni che passano dal porto di Genova.
Sono trascorsi quasi due anni dal blocco della “Bahri Yanbu”, la nave su cui il 20 maggio 2019 si stava caricando materiale militare destinato all’Arabia Saudita impegnata nella guerra in Yemen.

Da allora le proteste contro le navi saudite si sono ripetute quasi mensilmente, mantenendo l’attenzione dell’opinione pubblica sul porto di Genova, da cui partono e attraverso cui passano armi e materiali che alimentano le guerre nordafricane e mediorientali.

Ricordiamo che il 14 febbraio 2020, in occasione di un ennesimo passaggio di una nave saudita in porto, Weapon Watch ha presentato una richiesta di accesso agli atti all’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale, alla Direzione Marittima di Genova della Capitaneria di porto e alla Prefettura di Genova. Vi si chiedeva di verificare:

1.le condizioni sicurezza in relazione al trasporto di armamenti,

2.il rispetto vincoli diritto internazionale in materia di commercio armi,

e si chiedeva contestualmente di conoscere il carico delle navi saudite per il fondato sospetto che trasportino esplosivi e munizioni.

Queste richieste non hanno mai ricevuto risposta, se si eccettua quella della Prefettura che si è dichiarata non competente.

Si ricorda inoltre che sin dal 17 febbraio 2020 Weapon Watch ha depositato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Genova un esposto circa eventuali illeciti di rilevanza penale connessi al passaggio delle navi saudite, in particolare per la violazione delle misure preventive di esplosioni accidentali e il transito in porto di navi con a bordo merci pericolose, nonché per la violazione del Trattato Internazionale con Commercio delle Armi convenzionali, firmato e ratificato dal nostro Paese e in vigore dal 24.12.2014, che vieta transito e transhipment di armamenti che possano essere impiegati per commettere genocidi.

Siamo infine a conoscenza che il 29.3.2021 le organizzazioni sindacali FILT-CGIL, FIT-CISL e Uiltrasporti hanno chiesto un incontro con le autorità – le stesse a cui WW ha inviato la richiesta di accesso agli atti -, richiesta sinora rimasta senza risposta.

Alla luce di tutto ciò, l’associazione Weapon Watch chiede che le autorità succitate:

– rendano pubbliche le informazioni sui traffici di armi verso paesi in guerra e che violano apertamente i diritti umani, e si conformino alla lettera e allo spirito della legge 185/90;

– aprano un confronto con i rappresentanti dei lavoratori, gli operatori portuali, le associazioni civili, le istituzioni locali e i comitati di quartiere prossimi ai moli d’imbarco, allo scopo di giungere a un ETHIC AGREEMENT nel quadro di una “transizione” non solo tecnologica e ambientale delle attività economiche, ma anche sociale e culturale a favore della pace e del rispetto delle leggi internazionali e di tutela dei diritti umani.

Genova, 28 aprile 2021