Condivido la battaglia che conducete per far sì che il manifesto appartenga ai suoi lettori e sono tentato di aderire alla campagna. Ma ho un dubbio: a chi andranno i miei soldi? Sto sottoscrivendo una quota del giornale o sto solo facendo una donazione? E nel secondo caso, a chi e per quale uso? Potete per favore chiarire? Grazie, saluti fraterni.
Domenico Albamonte

Penso di sottoscrivere ma vorrei sapere quale sarà la nuova proprietà della testata e chi sono i soci. Mi sembra doveroso informare al riguardo i sottoscrittori-donatori. Buon lavoro e tantissimi cordiali saluti.
Giulio Zanaboni

Dovreste chiarirmi (ma non solo a me, se possibile – credo sia d’interesse comune), dove vanno le nostre donazioni. Chi poi acquisterà il giornale: la vostra cooperativa? Oppure ognuno di noi diventa comproprietario? Grazie, saluti
Mauro Petriccione

Lettere con domande simili sono arrivate nei giorni scorsi anche da Claudio Esposito, Oreste Boschi, Mario Carradori, Giuseppe Lasala (Barletta), Pino Lombardo (Reggio Calabria) e Michele Rovere

La risposta di Matteo Bartocci

Evidentemente la risposta a Gisella del 5 novembre scorso non è stata chiara e dunque me ne scuso moltissimo con i lettori. Provo a rispondere anche alle lettere analoghe ma non pubblicate qui per motivi di spazio o ripetitività.

Le donazioni e la partecipazione alla campagna «Mi riprendo il manifesto» costituiscono sotto ogni punto di vista liberalità, donazioni, alle attività della cooperativa editrice.

Non costituiscono in nessun caso una prestazione, un servizio, l’acquisto di alcun bene esistente o futuro. Tanto meno di strumenti finanziari – come ad esempio azioni, quote, diritti – che hanno regole giuridiche e fiscali ben precise. Un’asta giudiziaria non è un gioco da ragazzi. Non tutto potremo comunicare pubblicamente, perché l’acquisto di una testata in una procedura concorsuale è (anche) un’operazione che come tale ha bisogno di riservatezza. Ci sono leggi, procedure, istituzioni interessate e preposte, che osservano quotidianamente quanto facciamo.

Altri soggetti molto meno limpidi di noi – al momento ignoti – potrebbero aver la fantasia di voler acquistare «il manifesto».

Comprendiamo la vostra voglia di sapere e di partecipare. È la nostra. È bella. È positiva. Dà forza e fiducia.

Ma dovete comprendere queste nostre condizioni. Che sono finalizzate a un solo scopo, comune, limpido: liberare «il manifesto» dalle ipoteche del passato e rilanciarlo in qualità, quantità, forza e autorevolezza. A gennaio 2013, con la nuova cooperativa, abbiamo superato la prima tappa del rilancio: abbiamo permesso al giornale di vivere e crescere anche se all’inizio ben pochi, anche nel nostro mondo, scommettevano sulle nostre sorti o capacità.

Naturalmente, nei limiti delle umane possibilità, chiunque voglia indietro le sue donazioni può chiederne la restituzione e la cooperativa cercherà di esaudire la richiesta. Il «manifesto» è la casa di chi lo fa e di chi lo legge. Anche noi lavoratori siamo liberi «sottoscrittori» del giornale. E faremo di tutto e di più perché le cose vadano a buon fine per il bene di tutti.