Non esistono solo le «interpretazioni dei fatti», ma anche i «fatti» in sé, per fortuna, semplici e duri. Trieste ha vissuto una giornata di violenza ordinaria: quella delle forze dell’ordine, schierate come un sol uomo per «proteggere» un mini-comizio del leader leghista e di estrema destra Salvini.

Proteggere un comizio da nessuno che lo stava impedendo: un gruppo di compagni/e anarchici/e della Casa delle culture di Trieste, insieme a diversi/e studenti dell’Uds, a cento metri da Salvini, stava solo lanciando slogan contro la violenza delle parole della Lega Nord (che è violenza dei fatti e di provvedimenti legislativi, quindi violenza concreta) e aveva acceso qualche fumogeno.

Poco oltre le 16 parte, a freddo e senza alcuna provocazione da parte dei e delle manifestanti (sono unanimi le testimonianze), una violenta carica della polizia. Le scene che seguono sono da «macelleria cilena»: un gruppo di poliziotti si accanisce, in special modo, contro un compagno anarchico, totalmente inerme e gettato a terra.

Nel frattempo dal gruppo di militanti leghisti partono urla che fanno parte del peggior repertorio fascista: «zecche», «comunisti di merda», «dategliele»; poco prima signore e signori impellicciati, ma anche ragazzini minuti e grossi scagnozzi della destra locale, dicevano che la polizia sarebbe dovuta intervenire sin dall’inizio. Contro pacifici manifestanti: questa è la loro democrazia. Così finalmente, al momento della carica, si sono alzate urla di approvazione da chi stava ascoltando Salvini, segnale di una perfetta sintonia.

Lo sapevamo da sempre con chi stanno le forze dell’ordine ma riesce sempre a stupirmi che la polizia si schieri con un movimento di estrema destra (ho seguito con favore, nei decenni passati, il movimento di democratizzazione della polizia): speravamo che i fatti di Genova fossero solo un ricordo, ma le piazze d’Italia ci mostrano episodi ripetuti di violenza dello Stato.

Le scene viste ieri, e gli articoli dei media mainstream che li hanno riportati («Irruzione dei centri sociali nel comizio di Salvini»: ma dove?, pura falsità), hanno riproposto scenari già visti di violenza brutale. Si deve chiedere uno stop a questa follia e a questo insulto alla democrazia, proprio perché chi dovrebbe difenderla la uccide. Pestando giovani antifascisti.

Vergogna.