È vero: non c’è nessun «dilemma demagogico fra didattica in presenza e didattica a distanza», come hanno scritto i docenti delle scuole secondarie di Roma Est in una lettera aperta pubblicata dal Manifesto.

Per noi, infatti, la cosiddetta didattica a distanza azzera la didattica, trasformandola in mera trasmissione di contenuti (ovviamente quando c’è connessione!); e accresce la distanza (fra primi e ultimi, fra chi ha e chi non ha). Il dilemma non esiste, quindi, perché la didattica a distanza con la scuola non ha nulla a che fare.

Per cui la discussione che ci interessa non è quella di saltellare tra percentuali di presenti e distanti (25%? 50%? 75%?) e arrampicarci lungo cavi adsl o di fibra ottica. Preferiamo parlare piuttosto di quello che si deve fare oggi e domani (e che si doveva fare ieri e l’altro ieri), cioè

impegnare risorse concrete e immediate per la scuola, e non solo:

aumentare in maniera significativa e stabilizzare docenti e personale Ata, perché in classi formate da trenta studentesse e studenti (come accade regolarmente) è impossibile pensare ogni forma di didattica realmente inclusiva, sia in tempo di Covid che in tempi normali;

assumere stabilmente educatori, educatrici e assistenti specialistici, perché alunne e alunni in difficoltà non possono essere lasciati soli, sia in tempo di Covid che in tempi normali; recuperare ambienti e spazi, interni ed esterni, anche valorizzando l’enorme patrimonio pubblico abbandonato, per non ingabbiare la didattica e per andare a scuola in sicurezza, sia in tempo di Covid che in tempi normali;

potenziare il trasporto pubblico, per salire su un autobus o entrare in un vagone senza dover condividere l’alito con gli altri viaggiatori, sia in tempo di Covid che in tempi normali; realizzare una sanità realmente territoriale e di prossimità, perché il diritto alla salute vale sempre, sia in tempo di Covid che in tempi normali.

Questo andiamo ripetendo da quasi un anno nelle piazze, nelle scuole e nei tavoli tecnici e politici municipali. Questo ripetiamo anche oggi, alla vigilia della riapertura parziale delle scuole superiori, che rischia di trasformarsi in una seconda falsa partenza, come quella di settembre.

Perché richiudere le scuole, o non aprirle affatto, resta la soluzione più facile per non affrontare i veri problemi. Ma anche la più dannosa.