Caro manifesto, leggo che alcune persone hanno dichiarato di votare Si al Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre sulla base della loro esperienza sessantottina.

Vi chiedo ospitalità perché questo giornale nacque per dare voce al ’68 e tuttora lavora per spingere le nuove generazioni a progettarne un altro. Più che rabbia l’accostamento mi fa ridere anche se spero che la mia risata seppellisca i firmatari.

Diciamocela tutta, e riconosciamo a chi è venuta l’idea che si tratta di una pensata geniale… Associare il Sì alla riforma al Sessantotto è talmente incredibile e fuori dalla realtà da diventare una notizia da pubblicare. Chi avrebbe preso in considerazione il Sì a Renzi dei firmatari, senza l’accostamento al ’68?

Un’idea geniale, ma con una pessima finalità. Dubito che convinca un sessantottino, anche se c’è tanto pentitismo.

Chi ha fatto il ’68 non può che dire No a questo tentativo di eliminare il conflitto, chiudere spazi di rappresentanza, che l’«assalto al cielo» fatto nel ’68 aveva aperto.

Non so l’età dei firmatari e quindi non so quanti hanno realmente partecipato al ’68, ma chi di loro c’era ricorderà che sui muri delle università occupate compariva l’ultimo verso di una poesia di Brecht: «Lasciate quel che avete e prendetevi quel che vi si rifiuta».

Quindi, cari firmatari, godetevi l’attimo di celebrità che vi siete guadagnati con la vostra trovata che conferma il vecchio detto piccolo borghese «da giovani incendiari da vecchi pompieri», ma non pensate di abbindolare qualcuno.