Al dolore immenso per la morte di Gino si associa la consapevolezza di un esempio che agisce per noi da supporto psicologico alla voglia di “fare” per la pace, la giustizia e per una speranza di vita e di salute uguale per tutti gli esseri viventi del pianeta. Il lutto è profondo ma Gino Strada non morirà mai ; un “portatore di speranze collettive” il cui incancellabile ricordo ci sosterrà sempre nel “continuare in quello che è giusto” come esortò a fare Alex Langer. Gino Strada ha sempre rifuggito onorificenze e premi, ma il Nobel per la pace e per la medicina sarebbe un ennesimo gesto di sollievo per le sofferenze dell’umanità a cui Gino ha dedicato tutta la sua vita.

Vito Totire

Bastava guardare i suoi occhi e capire che lacrimavano sempre, perché probabilmente era un incompreso, non conosceva la parola nemico e giammai avrebbe potuto giustificare le logiche imperialiste o della guerra giusta o necessaria. Era amabile, perché era un kantiano e perciò riteneva che se siamo uomini razionali non possiamo comportarci da bestie che all’aggressione rispondono, per la legge del taglione, con altrettanta inaudita violenza. Abborriva la guerra, coltivava la solidarietà ed era un alieno, un essere soprannaturale, con una sua grammatica, un suo linguaggio, un altro alfabeto: forse quello degli dei che predicano l’armonia. Era un mite e come i miti attraversava il cerchio di fuoco senza essere lambito dalle fiamme, senza mai bruciarsi. Anzi si innervosiva ed era bellissimo quando cercava di persuadere con le azioni vere che la guerra non ha aggettivi, non è necessaria nemmeno per legittima difesa o per stato di necessità. Gino alle armi rispondeva con la ragione, con la persuasione, con la parola, con la convinzione e poneva a disposizione la sua scienza ed esperienza per tutti. Per Lui esisteva l’uomo senza distinzione tra amico- nemico, di razza, di religione, di colore della pelle. Non ha predicato chiacchiere ha agito nella tempesta, nelle trincee, nel rischiare la vita nei campi di guerra per aiutare tutti. E perciò quando lo vedevano arrivare era come se fosse stato mandato dal cielo. Apparteneva a Ghandi, Martin Lutero, Don Milani, quelli che hanno la struttura costitutiva degli uomini di pace. Ci mancano i suoi bellissimi occhi e quello sguardo che scuote l’infinito, sempre malinconico, perché non riusciva a spiegarsi perché gli uomini sono storti, sciocchi a dirimere con la violenza della guerra le loro controversie.

Avv. Biagio Riccio

È morto Gino Strada. Nell’apprendere la notizia mi sono domandata perché in un mondo pieno di persone orribili, la vita si porti via sempre i migliori. Un bastian contrario, con una forza umana infinita nel perseguire la sua estenuante lotta contro la guerra; flagello e miseria del genere umano. Ho sempre ammirato la sua pacatezza nell’esprimere la sua totale contrarietà alla guerra, forte di una convinzione non retorica, ma costruita sul campo. Solo il mondo che metterà in moratoria le armi e la guerra, potrà costruire un futuro di pace. Questo è il pensiero utopico che ha accompagnato la vita di Gino Strada. Sento un profondo dolore e un senso di solitudine, perché uomini così sono rari, ma prepotente è l’impronta che lasciano nel loro passaggio. Questo dobbiamo fare. Camminare sulle sue impronte per non essere mai complici della barbarie e della crudeltà. Ciao Gino, ovunque tu sia! Lontano da chi è stato detrattore della tua fatica, ma vicino a chi ha perseguito con te l’dea di un mondo di pace.

Tiziana Pompili, Roma

Gino Strada, il chirurgo di guerra sempre schierato contro la guerra, ci ha lasciati e se in questo momento prevale il senso di vuoto, pensiamo che il suo insegnamento rimarrà e ci sarà ancora prezioso. Come preziosa è stata la sua parola e soprattutto la sua coerenza, vale a dire il saper accompagnare le parole con i fatti, nell’illuminare il difficile cammino in questi anni bui.La sua figura può senza dubbio essere accostata a quella di Norman Bethune, chirurgo che nella prima metà del Novecento si era messo al servizio degli oppressi, prestando la sua opera nelle file di coloro che difesero la repubblica durante la guerra civile spagnola e qualche anno dopo al fianco dei rivoluzionari cinesi durante la lunga marcia. Dedizione agli altri, profondo senso di responsabilità nei confronti del suo lavoro e illimitato affetto per le persone bisognose sono i tratti che lo accomunano al dott. Bethune, la cui vita fu stroncata da un’infezione nel novembre del 1939 nello Scianxi mentre era impegnato ad assistere i combattenti dell’esercito popolare cinese. Gino ha sempre denunciato gli orrori della guerra e nello stesso tempo si è impegnato con Emergency nell’alleviare le sofferenze prodotte dalla guerra sulle popolazioni civili. Egli ha sempre sostenuto la necessità che l’assistenza sanitaria fosse gratuita e garantita a tutti, un tema questo di enorme attualità in questi tempi di pandemia. Per il tuo prezioso insegnamento, fatto di coerente concretezza, un grazie di cuore Gino.

Carolina Andreatta e Walter Ferrari, Sevignano

Saranno migliaia e migliaia gli epicedi che dedicherranno a Gino Strada, troppi, perché la notorietà regala dopo la morte, oltre alla sincera ammirazione, alla riconoscenza per una vita donata con generosità e coraggio, esibite ipocrisie e sgraditi omaggi. Voglio invece ricordarlo in un momento umanissimo, a Macerata, dopo gli attentati razzisti del fascista Traini, quando tutte le istituzioni volevano impedire che l’ indignazione si manifestasse tanto che il sindaco (Carancini) ordinò la ” zona rossa”. Lui c’era da militante e antifascista, ci ritrovammo accanto, vicino ad un canneto bisognosi di mingere, visto che la città era sbarrata, la chiamammo una ” pisciata antifascista”. In quel sorriso, in quel sarcasmo buono, c’ era l’ uomo che ha saputo insegnarci, senza retorica, senza enfasi ma con grande determinazione un cammino di coraggio e di coerenza.

Giuliano Brandoni Rifondazione Marche

Forse il mondo lo sentiva /nell’aria, nel vento, mentre moriva, /nel fuoco che avanza

a bruciare tutto, anche le ali delle colombe bianche. /I signori della guerra hanno /ripreso la loro marcia con forza /seminando di morte il loro cammino. /I generali hanno ripreso a lucidare /le loro stellette guadagnate /col sangue e con le stragi sganciate /dall’alto con grappoli di bombe. /Pioveranno parole di cordoglio /false, come moneta falsa, da ministri /e governanti, abituati a parlare /di pace e a promuovere guerre. /Il dolore autentico resterà sepolto /nel cuore come ghiaccio, in attesa /che si sciolga in lacrime, in attesa /che il fuoco si spenga, che sotto /la cenere sia rimasto un fiore. /La neve dell’inverno ricoprirà /i sentieri, la primavera rinascerà, i bambini torneranno a giocare /a pallone tra i ciuffi d’erba e le mine antiuomo. /Seppellite il suo cuore sotto una terra /nera di lutto e di dolore, /che possa essere un seme /che possa germogliare un giorno (un mondo senza più guerra.

Massimo Teti