Tante volte ti ho incontrato nel corso degli anni qui a Roma, al giornale o nelle assemblee e iniziative politiche, specie nel periodo del social forum e delle manifestazioni contro la
guerra. Una volta durante una assemblea fatta per salvare Il manifesto da una delle sue crisi, ti vidi fuori a fumare con un’espressione triste. Allora ti dissi. «Valentino non ti abbacchiare», e tu con battuta fulminante: «Ma io sono un abbacchio arrosto». Mi lanciasti uno sguardo d’intesa coi tuoi begli occhi luminosi e ironici e questo diceva tutto, che eri tenace, che non accettavi la sconfitta, che non ti arrendevi mai. Che bella persona! Grazie, Valentino, come quella volta ti mando un bacio con la mano.
Nella Ginatempo 

Quando t’incontravo, ti salutavo con una stretta di mano dicendoti semplicemente: Valentino, è sempre un piacere vederti. Come si fa per un caro amico. Domani ti saluterò per l’ultima volta e mi mancherai tanto. Ciao Valentino.
Gianni Mereu 

Caro Valentino, quante volte mi hai invitato e non sono riuscito a venire a trovarti. Anche stavolta non ci riesco. Ti ricordo sempre come un maestro di vita e di giornalismo, di signorilità e di ironia. Fumiamoci ancora una sigaretta insieme… Un compagno eretico come te, con grande affetto
Riccardo De Sanctis 

La separazione da Valentino Parlato lascia un vuoto terribile in me e in tanti altri amici de il manifesto. Ho sempre apprezzato il gruppo fondatore, le loro capacità, le loro idee, il modo di porle, il modo di raccontare ciò che vedevano, anche quando vedevano situazioni non presenti ma che lo sarebbero state di li a qualche anno. Le analisi di Valentino sono tuttora importanti e necessarie. leggerle è ancora un arricchimento. E non dimentico che il manifesto ha avuto vita più lunga del Pci che li radiò. Il gruppo fondatore ha avuto successi e sconfitte, mi auguro che il gruppo di compagni che porta avanti il giornale sia all’altezza di chi li ha preceduti.
Io ho fiducia in loro. Ciao Valentino e grazie per tutto ciò che hai fatto per la sinistra e per questo giornale.
Flavio Gori

Voglio esprimere le mie più sincere condoglianze alla famiglia di Valentino Parlato. Un compagno vero e sempre in prima linea per il bene della sinistra. Uomini come lui, Ingrao e Berlinguer difficilmente torneranno ad affacciarsi sulla scena politica della sinistra. La sinistra riparta da Parlato e dai suoi insegnamenti. Un abbraccio.
Giampiero Zuccaro 

Ciao Valentino e grazie. Trovare tutti i giorni in edicola il manifesto per tutti questi anni è fantastico.
Daniele Leardini Rimini

Valentino Parlato è morto. È morto un comunista che non si è arreso fino all’ultimo dei suoi giorni, nonostante il disastro che viviamo a sinistra. Mai interrotto l’impegno a ragionare su come uscire dalla crisi di valori, di prospettive per la sinistra, credo che a lui bene si possa applicare la frase di Gramsci: «La parola d’ordine: – Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà, deve essere la parola d’ordine di ogni comunista consapevole degli sforzi e dei sacrifici che sono domandati a chi volontariamente si è assunto un posto di militante nelle file della classe operaia». Oltre ogni altro merito, io lo ringrazio per averci regalato il quotidiano Il manifesto, decenni di impegno, intelligenza e speranza per il futuro. P.S.: ti posso chiedere un favore personale? salutami tanto Luigi Pintor. Ciao Valentino, che la terra ti sia lieve.
Francesco Giordano 

Da giovane ho avuto l’onore di conoscere Valentino, e ho avuto il privilegio di «crescere» seguendo le orme di persone rare. Il mio primo voto fu per Luciana Castellina. Quello che mi dispiace è che i giovani oggi non hanno persone di tale grandezza a cui far riferimento.
Annamaria Palo

La Flc Cgil Vercelli e Valsesia apprende con dolore la notizia della perdita del compagno Valentino Parlato e si stringe in un abbraccio alla redazione del manifesto. Scompare l’uomo, rimane l’esempio del compagno e del giornalista.

La commozione suscitata dalla morte di Valentino Parlato dovrebbe indurci a riflettere. Forse non si tratta solo di un altro pezzo della sinistra del Novecento che ci lascia; piuttosto sono proprio intellettuali come lui che hanno contribuito a loro modo ad aprire una stagione politica nuova, di cui siamo ancora poco consapevoli.

Una stagione nuova della sinistra, certo; difficilmente situabile, tuttavia, «più» o «meno» a sinistra, nel senso «geometrico» della parola. Come alimentare il «sogno» senza le riforme? Come dar forza alle riforme senza un orizzonte che si sposti di continuo, tale da contenere le aspirazioni e le «utopie» di ciascuno e di ciascuna?

Ecco: la dimensione utopica e quella riformatrice del pensiero e dell’azione politica paiono a tratti potersi ricongiungere, al di là di vecchi steccati. Consideriamo per un istante la parola «possibilità»: essa non delimita solo un campo, quello delle cose possibili; non si limita a escludere, a «chiudere».

Anzi: apre scenari inediti, lascia intravedere ciò che ancora non c’è, ricomprende risorse quali l’immaginazione e la creatività nello spazio pubblico e politico («il possibile contro il probabile», affermava Marco Pannella). Lungo tale solco si collocano testi come «Non c’è alternativa – Falso!», dedicato a Giorgio Napolitano, di un autore liberalriformista come Salvatore Veca. E sentii citare per la prima volta il libro «Guasto è il mondo» del compianto Tony Judt da un altro riformista, Giuliano Amato. Ecco: forse non si tratta ormai di «eresie», in quanto non vi sono «ortodossie» da difendere.

Si tratta semmai dell’espressione di un anelito di libertà, di una ricerca interminabile di condizioni di vita più umane.
Danilo Di Matteo

Mi chiamavi “vecchia bestia” … ora sommessamente urlo. Per me si sei, sempre.
Salvatore Polidoro