Terremoto nel sistema dei media vaticani. Si è dimesso dall’incarico di prefetto della Segreteria per la comunicazione il potente monsignor Dario Edoardo Viganò. Papa Francesco ha immediatamente accolto – sebbene la lettera di risposta del pontefice dica «non senza qualche fatica» – la decisione del ministro vaticano delle comunicazioni di «compiere un passo indietro».

Le dimissioni non sono arrivate come un fulmine a ciel sereno. Al contrario sembravano inevitabili dopo il caos provocato dalla stesso Viganò e fatto esplodere da Settimo cielo, il blog del vaticanista ratzingeriano-ruiniano Sandro Magister, imbeccato, come già capitato in altre occasioni, da gole profonde e da anonime “manine” che abitano i sacri palazzi e che non amano particolarmente papa Francesco.

La vicenda è un concentrato di ingenuità goffe e maldestre e di tentativi di mettere toppe che si sono rivelate peggiori dei buchi da parte di monsignor Viganò, studioso ed esperto di cinema che, nel giugno 2015, lo stesso papa Francesco mette a capo della neonata Segreteria per la comunicazione, il nuovo superdicastero che centralizza e assume il controllo di tutti i media vaticani: quotidiano (Osservatore Romano), Radio Vaticana, Centro televisivo vaticano, casa editrice (Lev), servizio internet e sala stampa.

A gennaio Viganò scrive una lettera a Ratzinger, chiedendogli un’introduzione ad una nuova collana di libri (editi dalla Lev) dedicati alla teologia di papa Francesco. Una richiesta sgangherata, che si spiega solo con l’intenzione di Viganò di voler avvalorare la tesi della continuità Ratzinger-Bergoglio: il papa emerito, da tutti considerato eminente teologo, che scrive la prefazione ad un’opera dedicata alla teologia di Francesco – al contrario bollato dagli oppositori come teologo di scarso valore – in un colpo solo neutralizza i giudizi poco lusinghieri sul ridotto spessore teologico di Bergoglio, pone fine alla narrazione della contrapposizione Ratzinger-Bergoglio e sancisce la assoluta continuità teologico-pastorale Benedetto XVI- Francesco.

L’operazione sembra funzionare alla perfezione quando il 12 marzo, alla vigilia dell’anniversario del quinto anno di pontificato di Francesco, alla presentazione della collana della Lev, Viganò legge la lettera di Ratzinger (datata 7 febbraio, quindi conservata nei cassetti per oltre un mese) in cui il papa emerito declina l’invito, in maniera peraltro non particolarmente elegante («non mi sento di scrivere una breve e densa pagina teologica» perché «per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro», un passaggio letto da Viganò ma omesso nel comunicato stampa diffuso ai media dalla segreteria per la comunicazione), ma esprime un giudizio lusinghiero sul suo successore: «Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi mostrano, a ragione, che papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».

Viganò però aveva usato il bianchetto. Dalla lettera di Ratzinger aveva infatti omesso un paragrafo molto critico, non tanto nei confronti di Francesco, quanto verso l’operazione editoriale della segreteria per la comunicazione, che aveva scelto di pubblicare nella collana anche un «volumetto» di un teologo tedesco, Peter Hünermann, forte oppositore di Ratzinger e prima ancora di Wojtyla. «Vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hunermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali», aveva scritto Raztinger nel passaggio censurato da Viganò.

Una “manina”, evidentemente molto vicina a Ratzinger – dal momento che la lettera era bollata come «personale riservata» –, passa la lettera a Magister che la pubblica integralmente sul suo blog. Dopo qualche ora la sala stampa vaticana è costretta a pubblicare tutta la lettera, compresa la parte censurata. E a questo punto a Viganò non resta che presentare le proprie dimissioni a Francesco. Fra i sacri palazzi le lotte continuano.