Caro Ministro, siamo l’Arci, l’associazione ricreativa culturale italiana maggiormente radicata sul territorio.

Scriviamo perché oggi, 10 maggio, ricorre l’anniversario del rogo nazista, nell’Opernplatz di Berlino, dei libri sgraditi al regime.

Era il 1933 e quell’atto simbolico di annientamento di culture può essere letto come premessa di ciò che da lì a poco sarebbe avvenuto: l’annientamento e la sottomissione di altri popoli per la conquista del mondo.

Vogliamo quindi usare questa ricorrenza per richiamare la sua attenzione alla cultura e soprattutto alla lettura.

I dati Istat certificano il costante declino della fruizione letteraria da parte delle italiane e degli italiani, rilevando, anche in questo campo, un abissale divario tra il nord e il sud del paese.

Sappiamo come la cultura sia ambito rilevante per l’Italia, sotto il profilo del patrimonio e quindi anche economico. Per questo leggiamo con soddisfazione lo stanziamento del MIBACT di un miliardo di euro per il Piano Strategico Turismo e Cultura.
Non far partire però una spinta straordinaria a favore dell’accesso universale alla cultura rischia di depotenziare gli interventi che il suo Ministero sta mettendo in atto sul fronte culturale (art bonus, legge cinema, riassetto e direzione monumenti e musei, ecc.).

Il 2015, era stato da lei dichiarato anno delle biblioteche, ma non ci pare che abbia avuto un seguito particolare.

Crediamo che le biblioteche, da quelle statali a quelle locali, rappresentino un formidabile veicolo universale di cultura, l’unico in grado di offrirla al di fuori delle leggi di mercato. In esse non ci sono monopoli editoriali che tengano, troviamo di tutto e di più.

L’accesso al prestito e alla consultazione in forma gratuita di testi, giornali, fumetti è da considerarsi la porta principale da cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È la via d’accesso primaria all’integrazione tra culture e condizioni sociali differenti, è democratica, è orizzontale, è insomma davvero per tutti.

È sotto gli occhi di tutti come, a parte alcuni territori di eccellenza, il sistema bibliotecario risulti poco valorizzato rispetto alle potenzialità che rappresenta. Chiediamo perciò un rinnovato impegno dello Stato per le biblioteche, perché è tenendole aperte, aggiornandole, vivacizzandole che possiamo sperare di invertire le tendenze rilevate dall’Istat.

Chiediamo che il sistema possa essere ripensato, magari proprio attraverso il coinvolgimento dell’associazionismo e del terzo settore tutto, perché, anche sussidiariamente, si possa immettere nuova linfa in questo comparto.
Se non vogliamo assistere ad altri roghi, siano essi anche solo metaforici, ripensiamo le biblioteche anche fuori dagli schemi. Potenziamole sul territorio, investiamo in pensiero e progetti.

Facciamo delle biblioteche una cosa viva, come vive sono e saranno le pagine di libri, giornali, fumetti.