Sig. Direttore, ho letto su La Stampa del 10 nov. scorso il suo editoriale: «Da Cameri a Candiolo. Sulle Strade dell’Italia che innova».
Le confesso che sono rimasto senza parole.

Lei esalta la creatività italiana, la tecnologia avanzata che qualifica entrambi i centri: «I tecnici che dominano la tecnologia degli F-35 ed i ricercatori che sviluppano la ricerca oncologica sono in gran parte trentenni, lavorano immersi nella competizione internazionale…».

Tutto vero! Mi stupisco che un autorevole Direttore come lei non abbia colto la differenza sostanziale dei due centri.

A Candiolo la ricerca oncologica è a servizio della vita. A Cameri, la tecnologia degli F-35 è a servizio della morte.

Pensi che la segnalazione del suo articolo mi è arrivata da un carissimo amico appena operato di tumore. E credo che non solo il sottoscritto, ma anche lei e tutti i lettori hanno ben presenti volti e storie di persone che lottano contro il tumore, perché vogliono guarire, vivere. Ed è una lotta a denti stretti, a volte segnata da lacrime, solitudine, dolore e poi illuminata da speranze, spiragli di luce e vita a cui sicuramente centri come Candiolo contribuiscono in modo indiscutibile. E il nostro grazie non sarà mai grande abbastanza.

A Cameri, come lei ben sa, si producono gli F-35, aerei per far la guerra, caccia, di attacco e non di difesa, di ultima generazione. Che possono trasportare anche bombe atomiche. E sul territorio italiano di bombe atomiche (Usa) ce ne sono già, e il prossimo anno arriveranno anche le micidiali B61-12, sempre dagli Stati Uniti.

Tutta la tecnologia e i relativi costi per gli F-35 (si parla di quasi 150 milioni di € l’uno) hanno un unico scopo: togliere la vita, cioè uccidere. E di questo posso solo vergognarmi.

Mi sembra quindi che la distanza tra Candiolo e Cameri, anche se solo di 129 Km, sia di fatto abissale. E in direzioni esattamente opposte. Costruire F-35 non è la stessa che costruire trattori o Canadair per spegnere gli incendi.

Non mi dilungo. Come forse lei sa da anni c’è una campagna «Stop F-35». C’è un lavoro meticoloso a livello nazionale coordinato da Rete Italia Disarmo. Molte volte siamo intervenuti anche come Pax Christi, fin dal 2007. E anche La Stampa, nelle edizioni di Novara e Verbano- Cusio-Ossola, ha dato spazio a qualche riflessione.

Mi auguro quindi di poter approfondire, magari in un confronto aperto questi temi che sono di vitale importanza. Perché non organizzare un dibattito a Novara, a Cameri o a Candiolo, o dove lei ritiene più opportuno? Oppure – se crede – aprendo sulle pagine del suo giornale spazi ampi di confronto, documentazione e riflessione.

Nella speranza che questa mia lettera possa essere accolta, la saluto con cordialità.

*parroco a Cesara e Arola (Vb), Coordinatore Nazionale di Pax Christi