L’assassinio illegale e provocatorio del generale iraniano Qasem Soleimani ha già portato a una escalation di eventi letali – usiamo toni moderati perché è a tutto il Congresso che vogliamo rivolgerci.

Il rischio maggiore è che si inneschi una reazione a catena capace di provocare una guerra devastante in Medioriente, con conseguenze gravi per i popoli dell’Iran e dell’Iraq, ma probabilmente anche per il resto della regione e per il mondo intero. Di certo ne risulta ulteriormente lesa la reputazione degli Stati uniti, già considerati in gran parte del mondo un attore politico irresponsabile e criminale, che ha già provocato situazioni catastrofiche con il proprio sconsiderato ricorso alla forza e con pericolose iniziative militari, economiche e pseudo-diplomatiche, spacciate per azioni «di massima pressione».

È imperativo per il benessere del nostro paese, e del mondo, che il Congresso degli Stati uniti assuma solennemente la propria responsabilità costituzionale e ostacoli in modo efficace le azioni guerrafondaie del presidente statunitense, il quale è sotto impeachment. In questo momento è indispensabile mettere da parte ogni politica di parte, non solo per l’interesse nazionale ma a beneficio dell’intera umanità. Dobbiamo ammettere che le azioni unilaterali degli Stati uniti hanno messo a repentaglio tutto il mondo. E’ un momento in cui repubblicani e democratici devono schierarsi per una politica estera saggia, per la diplomazia e la pace anziché per l’aggressione e la guerra, e compiere il proprio dovere come membri del Congresso.

Il popolo dell’Iran ha dovuto sopportare decenni di guerra economica da parte degli Stati uniti e di alcuni loro alleati. Dalla rivoluzione del 1979, con la fine del rapporto di reciproco vantaggio fra gli Usa e il potere autocratico dello scià, Washington ha deciso e applicato contro il paese numerose sanzioni – causa di sofferenza per la popolazione –, minacciando a più riprese interventi militari.

Occorre assolutamente evitare, nei confronti dell’Iran, ogni ulteriore ricorso a una diplomazia coercitiva basata sull’escalation di minacce, su sanzioni sempre più dure, e su ritorsioni militari. E’ urgente passare immediatamente a un’attività diplomatica che ristabilisca mutualmente il rispetto del diritto nazionale e internazionale, con l’obiettivo della pace, della stabilità e della cooperazione.

Per quanto ne sappiamo, il generale Soleimani era arrivato in Iraq senza nascondersi, con un volo di linea. Era in missione diplomatica di peace-making su invito del governo di Baghdad, e per il giorno successivo era previsto un suo incontro con il primo ministro, finalizzato allo sforzo per allentare le tensioni fra Iraq e Arabia saudita.

Il Parlamento iracheno, reagendo a una grave violazione della sovranità nazionale, ha deciso per l’espulsione delle truppe statunitensi presenti nel paese. E così, invece di quella che avrebbe potuto essere una promettente iniziativa diplomatica regionale, con l’assassinio del generale Soleimani si è prodotta un’intensificazione del conflitto, foriera di altre massicce sofferenze, con l’ipotesi di una pericolosa escalation.

Chiediamo al Congresso di agire urgentemente per evitare che si scivoli verso la guerra e il caos nella regione.

Vi chiediamo di valutare la possibilità di imporre limitazioni efficaci all’autorità del presidente, così da scongiurare ogni ulteriore ricorso alla forza senza una chiara e definita autorizzazione da parte del Congresso statunitense. Il quale a sua volta è tenuto a rispettare la proibizione del ricorso alla forza inscritta nel diritto internazionale e le disposizioni e procedure previste dalla Carta delle Nazioni unite.