Per come era partita, quando Letta era tornato da Parigi a metà marzo, ora la sfida delle elezioni di domenica e lunedì appare quasi in discesa. Il Pd era in stato confusionale dopo le dimissioni di Zingaretti, la destra schizzava nei sondaggi, la partita delle amministrative appariva come un gigantesco punto interrogativo. E su Roma la soluzione Gualtieri è arrivata assai dopo, a maggio, tra mille dubbi.

E INVECE ENRICO LETTA ieri si è presentato nella piazzetta Capecelatro per chiudere con Gualtieri, nella periferia di Primavalle (panni stesi alle finestre, anziani che prendono il gelato) con un sorriso e le dita incrociate. Il candidato romano, che era partito in sordina e con una certa difficoltà nel faccia a faccia nei mercatini, si è sciolto, ha preso sicurezza, ha fatto una campagna «di strada», studiandosi ogni quartiere, che lo ha forgiato. «Non ha neppure perso la voce, gli servirà nelle prossime settimane», ironizza Letta.

Il centrodestra ha dato una grandissima mano con le faide degli ultimi giorni (Giorgetti che ha silurato Michetti e Bernardo). E così ora la sfida, che comprende anche due seggi alla Camera (quello di Siena dove corre Letta e quello di Primavalle, dove i dem hanno schierato il quarantenne segretario cittadino Andrea Casu) appare a portata di mano. «Nel 2016 avevamo vinto in 2 delle 5 grandi città. Se ne vinciamo 3 sono contento, se sono di più allora è un trionfo».

Ma ci sono anche i due collegi, definiti «prova generale delle politiche», della capacità «di essere noi gli interpreti di un centrosinistra largo e vincente». Appena arrivato, il leader Pd si affaccia nella parrocchia di Santa Maria della salute. Qualcuno scherza sull’accensione di un cero per le elezioni. Sul sagrato si affaccia il parroco don Daniele, molto attivo con i giovani in difficoltà. Non benedice ma simpatizza per il cattolico Casu.

IL CLIMA È DI CAUTO ottimismo. «Prima di accettare l’incarico di segretario avevo qualche dubbio sulla capacità del Pd si stare unito. E invece in queste settimane abbiamo dato un bel messaggio di unità, mentre a destra volavano gli stracci. Io invece sono contento se Conte riempie le piazze», dice Letta. Dal palco Gualtieri ribadisce che «non ci sarà alcun apparentamento al ballottaggio con M5S o Calenda». «Ci rivolgeremo ai loro elettori». Certo, Letta da Conte si aspetta un segnale forte per «testare» l’alleanza. Le modalità si vedranno da martedì prossimo.

Il segretario dem è concentratissimo sulla sfida di Siena. Oggi sono previsti nove comizi, dalle 8 di mattina fino a tarda sera. Segno che il risultato non è scontato. Lui giura di aver fatto «tutto il possibile». E così dice di Gualtieri: «Abbiamo fatto un lavoro straordinario, mai vista una campagna così bella, è stata una rivincita sul Covid, sulla solitudine, abbiamo guardato le persone negli occhi».

Il punto ora è convincere gli indecisi: «Io farò 10 telefonate, fatele anche voi», dice alla platea dove siedono anche Luigi Zanda, Marianna Madia, il novantenne ex segretario del Ppi Gerardo Bianco e altri dirigenti Pd. «La sfida è tra noi e la destra sovranista di Meloni e Salvini che vuole ridurre l’Italia come l’Ungheria di Orban, ridurre la libertà dei cittadini», attacca. «Attorno a noi si costruisce una coalizione che può batterli». Così a Roma: «Non c’è spazio per sfumature, si sta o di qua o di là. E la Germania ci dice che dalla pandemia si esce a sinistra, con la coesione sociale».

GUALTIERI LANCIA IL CUORE oltre l’ostacolo: «L’obiettivo è arrivare primi al ballottaggio, la cupa rassegnazione ha lasciato il posto alla voglia di cambiare, di partecipare. Roma deve essere pulita ma questo non basta: vogliamo riportarla in Europa, darle un governo con una visione. Altro che funivie, servono metropolitane». E ancora, contro Raggi: «Tutti i cittadini che incontro mi dicono che la Capitale non è stata mai governata così male».

LETTA PARLA ANCHE DI GOVERNO: «Giorgetti vuole mandare Draghi al Quirinale e poi votare? Secondo me non è l’interesse dell’Italia. Al paese serve che il governo duri, e ci rappresenti in Ue. L’economia sta ripartendo, sarebbe un errore interrompere la legislatura». Il leader pd affronta anche il tema del precariato: «L’Italia poggia sulle spalle dei 70enni: dobbiamo dire basta agli stage a 300 euro, per i giovani servono contratti apprendistato e un salario di ingresso di 1800 euro, contratti che durino almeno 4 anni. Su questo abbiamo imparato la lezione».