Enrico Letta si è dimesso da parlamentare. Lo ha annunciato lui stesso ieri sera alla trasmissione Ballarò, su La7. «Ho fatto quello che avevo promesso», ha spiegato l’ex presidente del consiglio. Ma lo ha fatto in anticipo rispetto a quanto non avesse annunciato lui stesso ad aprile quando aveva rivelato che dall’autunno avrebbe guidato la prestigiosa scuola di affari internazionali dell’università di Parigi, la Science Po.

Da lì, dopo un anno di silenzio, fra Letta e Renzi la polemica è stata diretta e ruvida. Sulla legge elettorale, che Letta non ha votato, sulle riforme, soprattutto sulle politiche per i migranti e sulla chiusura dell’operazione Mare Nostrum.

Lunedì sera alla riunione della direzione Renzi è tornato sull’episodio tuttora oscuro della defenestrazione del suo predecessore da parte della direzione del Pd (con l’astensione di Fassina e il no dei civatiani). «Si sta dimostrando che la legislatura ha un senso», ha detto Renzi, «Io sono qui perché chi guidava allora il governo sosteneva un orizzonte di legislatura di due anni. Se avessimo insistito con quel percorso non so se al G7 ci sarebbe stato uno del Pd». Una frase rivelatrice: i parlamentari del Pd non vollero la fine anticipata della legislatura, anche convinti che gli italiani li avrebbero puniti